|
Riflessologia plantare (o reflessologia del piede)
" Il massaggio è qualche cosa che si comincia e
non si finisce mai, che continua indefinitamente e che diviene progressivamente
più profondo, più elevato.
Il massaggio è un'arte sottile, non si tratta soltanto
di abilità, ma piuttosto di amore.
Dapprima impari la tecnica e in seguito la
dimentichi. Percepisci e crei dei movimenti attraverso questi sentimenti.
Quando conosci profondamente il massaggio, il 90% del lavoro si fa attraverso
l'amore, e il 10% attraverso la tecnica.
Basta il contatto - il contatto d'amore - perché il
corpo si rilassi.
Se senti amore e comprensione per la persona che
massaggi, se la vedi come un'energia di valore inestimabile, se le sei
riconoscente per la sua fiducia in te e per il fatto che ti lascia agire su di
lei con la tua energia, allora avrai sempre più l'impressione di suonare uno
strumento musicale. Il corpo intero diventa come i tasti dell'organo e sentirai
in te la creazione di un'armonia. Non soltanto la persona che massaggi, ma
anche tu sarai rilassato.
Sii disponibile alla preghiera. Quando tocchi il
corpo di una persona - sii disposto alla preghiera come se Dio stesso fosse
presente, e tu semplicemente lo servirai. Lasciati andare con l'energia totale.
Ogni volta che vedi fluire il corpo e che vedi l'energia costituire una nuova
armonia, sentirai delle gioie senza precedenti e ti troverai in una meditazione
profonda.
Massaggiando, massaggia soltanto. Non pensare a
nient'altro. Entra nelle tue dita, nelle tue mani, come se la tua esistenza
stessa vi entrasse. Non accontentarti di un "toccare fisico". La tua
anima penetra nel corpo dell'altro, e le tensioni più intense si sciolgono.
Fanne un piacere, non un lavoro. Fanne un gioco e divertiti".
BHAGWAN SHREE RAJNEESH.
(Da: Iniziazione alla
reflessologia del piede, un approccio psicosomatico, di Angelo Luciani, ed: Mediterranee,
1998)
Il "massaggio energetico del piede" nasce, integrato ad altre forme di massaggio e di medicina naturale, nel contesto storico e culturale dell'antico Oriente e della Medicina Tradizionale Cinese (vedi).
Le notizie storiche
più antiche e le tecniche che, spesso in modo frammentario, sono giunte sino a
noi, provengono dai luoghi più disparati dell'estremo e medio oriente, e
dell'antico Egitto, ma quelle più integre e seriamente codificate ci giungono
dalla Cina, dalla sua Medicina Tradizionale e dall'area geografica che
comprende India e Tibet.
Gli antichissimi
sciamani orientali furono i primi ad intuire il ponte energetico costituito dai
nostri piedi, ponte che ci permette di connetterci con la terra ad un livello
fisico (in quanto ci sostiene), ad un livello simbolico (in quanto rappresenta
L'uomo primitivo,
camminando scalzo su terreni accidentati, era soggetto continuamente a
sollecitazioni e pressioni su varie zone del piede, contemporaneamente,
l'intelligenza dell'evoluzione ha situato i riflessi ed i canali di scarico
energetico del corpo nei piedi, in modo che la locomozione bipede dell'uomo
sulla terra abbia anche la funzione di "valvola di scambio
energetico", e naturale massaggio di punti del piede in diretta risonanza
con parti e funzioni psicofisiche del corpo umano.
Con l'evoluzione
della tecnica umana e quindi con l'invenzione ed il perfezionamento delle
calzature, unito alle sempre minori asperità del terreno grazie alla
pavimentazione delle abitazioni e delle strade, questo contatto-massaggio tra i
nostri piedi e
Dai riti sciamanici
delle tribù primitive, le varie arti di massaggio del piede si tramandarono
oralmente fino alle prime grandi civiltà umane, dove vennero convogliate,
assorbite e codificate dalle scuole di Medicina Tradizionale.
Antichi frammenti
ci giungono dal Tibet, dove i taumaturghi praticavano la più antica arte di
guarigione e di imposizione delle mani che la storia ricordi: il
"KUNIE". Accanto a questa veniva praticato il massaggio dei piedi,
che, più che un vero e proprio massaggio, era una forma di pranoterapia
applicata al piede, riportando su di questo i riflessi dei chakra e dei centri
energetici del corpo secondo la concezione della cultura indo-tibetana.
Questo perché i
tibetani credevano che il fulcro dell'energia, o anima, chiamata "BLA" si muovesse nel corpo umano
da segmento a segmento, seguendo un proprio ciclo di una trentina di giorni. Il
primo giorno era, ad esempio, nella pianta del piede, il secondo nel dorso, il
terzo nel polpaccio, il quarto nel ginocchio e via via fino alla sommità del
capo, il quindicesimo giorno, il fulcro dell'energia si trovava in tutto il
corpo e successivamente ricominciava a discendere verso il basso fino a
permeare di nuovo tutto il corpo, nel trentesimo giorno.
Quindi, di fronte
ad una persona della quale non si conoscevano i bioritmi dell'energia vitale,
l'imposizione energetica diretta delle mani poteva risultare controproducente e
persino pericolosa, mentre, lo stesso lavoro proiettato sui riflessi podalici
non aveva effetti negativi, in quanto azione riflessa e non diretta,
prescindente il bioritmo energetico del soggetto.
Questa forma
arcaica di manipolazione energetica del corpo attraverso il piede offre
all'atto pratico e sperimentale molti spunti di riflessione e di ricerca,
costituisce l'ennesima prova dell'esistenza e del movimento di una sottile
energia ancora non del tutto accettata da parte del mondo occidentale, mettendo
ancora più in risalto l'importanza del piede come "terminale" o come
importante centralina energetica e di scambio del corpo umano e animale. La
tecnica, come già detto, una delle forme più remote ed arcaiche di guarigione e
di manipolazione energetica, a differenza delle dottrine e delle forme di medicina
naturale sviluppatesi in seguito, più elaborate e complesse, si offre a noi
attraverso i secoli in una veste di estrema semplicità ed apprendibilità, ma,
all'atto pratico e funzionale richiede una profonda conoscenza e preparazione
del praticante. L'atto pratico esteriore risulta estremamente semplice, quasi
banale per la mente razionale ed intellettuale dell'uomo occidentale, ma la sua
essenza profonda e la reale funzionalità consistono nell'evoluzione interiore
del praticante; le vie della crescita e della guarigione, passano qui per gli
irti sentieri della spiritualità e nel magico potere personale del taumaturgo.
I principi fisici e le leggi del cosmo hanno sempre dimostrato che per produrre
e muovere l'energia si ha bisogno di potenti magneti, noi oggi abbiamo bisogno
di fredde tecniche e di sostegni tecnologici per fare in minima parte quello
che gli antichi monaci guaritori ed i grandi maestri spirituali di tutti i
tempi realizzavano pienamente ed unicamente con la forza interiore del proprio
essere e la potenza della fede spirituale.
Ci sarebbe molto da
dire a questo proposito e molto da approfondire riguardo a questa antica
pratica indo-tibetana, ma tutto ciò esula dal contesto della nostra ricerca,
anche perché necessiterebbe di una pubblicazione a sé stante.
Passiamo ora, con
un balzo della mente immaginativa, nella Cina arcaica, nei primordi della sua
Medicina Tradizionale e nelle leggende dalle quali scaturì la realtà della
cultura cinese.
Si narra che
l'imperatore Hei (cr.2400 a.C.), sia stato concepito da una nobile vergine
camminando a piedi scalzi sulle orme di un gigante. Da questa leggenda la
tradizione taoista ricavò la prima raffigurazione del feto nella pianta del
piede, metafora e proiezione riflessa che costituisce la base della reflessologia
plantare.
Sia il singolo
piede che i due piedi uniti evocano l'immagine del feto (oltre che del rene,
altro simbolo dell'energia ancestrale e della vita nascente), i riflessi stessi
rispondono a funzioni e zone che corrispondono precisamente alle parti in
oggetto di un feto sovrapposto all'immagine del piede, così come per
l'orecchio, altro organo dove è possibile proiettare l'intero corpo umano con
tutte le sue funzioni ed i suoi meccanismi (vedi Auricoloterapia o
reflessologia auricolare).
Alla base
dell'antica cultura cinese si trovano tre diverse scuole di pensiero e di vita:
il Taoismo (Tou Ka), scaturito dalla
mente del grande maestro Lao Zi,
(movimento che ricercava la verità prevalentemente nelle leggi e nei ritmi del
cielo); il Confucianesimo (Yi Ka),
fondato da Confucio, il grande maestro Hon
Zi (che cercò la verità nell'uomo); e, molto meno noto in occidente, il
Moismo (Mak Ka), guidato dal grande
maestro Mak Zi, (che vedeva la
verità nelle leggi e nei ritmi della terra).
Mak Zi fu il
precursore della reflessologia podalica, (chi se non il maestro rivolto, come
il piede, al contatto con la terra?), egli cercò e mise a punto tre diversi
metodi per la salute e per l'equilibrio psicofisico dell'uomo: il massaggio
alla testa "Mo Ten" (letteralmente:
"aggiustare il tetto"); la tecnica di postura del corpo: Gen Tai Pa Tong, ed infine, nocciolo della nostra ricerca: il massaggio del piede ON ZON SU (letteralmente: "toccare
il tallone").
La leggenda narra
che Mak Zi scelse, tra i suoi numerosi allievi, soltanto tre di questi per
tramandare il suo insegnamento: un monaco, un mendicante, e un medico nomade.
Il messaggio soggiacente a questa leggenda parla chiaro: è soprattutto un modo
simbolico e mitologico per spiegare la suddivisione in tre diverse branchie
della tecnica On Zon Su, mentre nelle tre figure dei successori di Mak Zi
vengono individuate le categorie che in quei tempi detenevano l'arte della
taumaturgia.
Nella figura del
monaco viene simbolizzato il potere della spiritualità, ed esprime
l'immancabile presenza dello spirito nel processo di guarigione e nell'atto del
curare; i monaci in oriente erano i detentori del sapere e dell'arte, ed erano
temuti e rispettati alla stessa stregua dei capi politici e militari. Nella
figura del mendicante viene sottolineata la saggezza dei più abbietti,
l'abbandono di ogni bene materiale per mettersi al servizio degli altri e la
necessaria umiltà del cuore e dello spirito nell'atto del curare. Nella figura
del viandante, del medico nomade, viene espresso il muoversi verso gli altri e
verso il mondo del detentore della scienza e della sapienza, il mettersi a
disposizione, l'incamminarsi nelle strade della vita soccorrendo i più deboli e
i bisognosi.
Il massaggio On Zon
Su, si divideva quindi in tre diverse scuole a seconda della classe dei
praticanti ed alla finalità del massaggio in sé.
Quello praticato
dai monaci, chiamato "Gian Fa",
consiste in un massaggio molto profondo e spesso doloroso, sia a livello fisico
che emozionale, finalizzato a rimuovere i blocchi energetici che sono alla base
degli squilibrii psichici e spirituali, eccessi di energia che si muovono verso
l'alto e che quindi portano ad eccessi dell'elemento "fuoco". Con
questa tecnica molto incisiva, i blocchi energetici ed emozionali vengono
sciolti e l'energia viene riportata verso il basso e dispersa; questa è la
metodologia che più ha influenzato la tecnica descritta in questo libro e
quella che più si avvicina al concetto occidentale di
"psicosomatica".
Il massaggio
praticato dai mendicanti, chiamato "Koi
Fa", è un massaggio molto leggero che favorisce la ritmica
circolazione dell'energia ed è finalizzato al rilassamento.
Infine, il
massaggio praticato dai medici nomadi, chiamato "Len I Fa", è una via di mezzo tra i primi due, ma è finalizzato
prevalentemente alla cura delle malattie fisiche.
In occidente la
reflessologia plantare fu riscoperta da un otorinolaringoiatra americano:
William H. Fitzgerald, che intorno al 1916 la codificò con il nome di: "Terapia Zonale dei Riflessi".
In seguito, una
fisioterapista, Eunice Ingham, ne perfezionò la tecnica ed i suoi allievi
aprirono scuole in America ed in Europa, diffondendola in tutto il mondo
occidentale.
Oggi Dwight C.
Byers, nipote e allievo della Ingham è uno dei massimi divulgatori della
"terapia Zonale"; il suo manuale "la riflessoterapia del piede ", pubblicato in Italia dalla
Edizioni Mediterranee, è un testo di fondamentale importanza per chi inizia un
cammino di conoscenza in questo campo e per chi vuole apprendere un facile e
pratico metodo per il massaggio del piede.
Il punto di vista
della "Terapia Zonale" è però organicistico e proietta sul piede
l'anatomia e la fisiologia dei sistemi organici secondo la tradizione
medico-accademica occidentale, (le mappe classiche che si trovano in
commercio), mentre il nostro lavoro parte da un approccio di tipo olistico che
vede nei riflessi dei piedi la manifestazione dell'equilibrio e dello
squilibrio generali dell'essere umano, e nella manipolazione di questi riflessi
il tentativo di innescare un processo di guarigione generale e di cambiamento
ed evoluzione interiore del paziente. Il moto continuo ed autorigenerante del
cambiamento di stato dei processi energetici, inquadrati dalla legge cinese dei
cinque movimenti, ci fornisce la base per individuare la radice emotiva degli
squilibri con relativi punti di sblocco nei riflessi podalici.
REM :
Il Prof. Sponzilli
come fondatore della Reflessologia Emozionale ha voluto tentare l'accesso
diretto al cuore dell'uomo ed al motore della vita: l'emozione. La "REM" (sigla per: Reflessologia
Emozionale), è la famosa via di mezzo, quella che unendo gli estremi giunge
alla verità globale. Medicina organica e psicologia studiano un uomo sezionato
e spersonalizzato, credendo ognuna di possedere il codice segreto di accesso
alla guarigione, ma solo chi intuisce che psiche e soma sono la stessa cosa ha
accesso alla terza via, ed è a questo livello che appare chiaro come l'emozione
è la chiave diretta di quella sfera globale ed infinita che è l'essere umano.
Noi siamo le nostre emozioni, quello che sentiamo e lo stato d'animo presente
nell'attimo fuggente del presente immediato, rappresentano la nostra essenza
profonda e ci manifestano nel mondo scevri da ogni rimuginazione del passato ed
ogni proiezione nel futuro. Lavorare direttamente sulle emozioni significa
liberare ed incanalare quelle energie represse nel corpo e nel sistema nervoso
che sono alla base delle patologie psicofisiche presenti ed i semi dei disturbi
e delle malattie future, significa accompagnare il paziente verso una maggiore
espansione della consapevolezza aiutandolo a prendere coscienza del proprio Sé
e della propria esistenza, significa essere presenti e consapevoli in noi
stessi e nella vita di chi ci chiede aiuto, per crescere individualmente ed
aiutare, nel nostro piccolo, l'evoluzione della coscienza verso l'armonia e
verso lo spirito.
Georg Groddeck,
ritenuto da molti il padre supremo della psicosomatica, geniale e singolare
autore e terapeuta allievo di Freud, che non accettava i presupposti della
scienza occidentale pur vivendo ed operando in seno a questa, (addirittura
scriveva per metafora e sottoforma di lettere ai suoi conoscenti, non
accettando la terminologia medica e l'intellettualismo occidentale), era uno
psicanalista che pian piano integrò nelle sue tecniche di cura il massaggio e
la naturopatia, intuendo ed accostandosi al corpo come parte fondamentale ed
intelligente dell'individuo. Egli per primo scese alle radici delle emozioni,
radici che attecchiscono nella psiche ma che sviluppano rami e foglie nel
corpo, formulando la teoria dell'Es" (dell'essere del mondo, radice unica
di ogni cosa). Vissuto nel 1800 sembra però attualissimo quando leggiamo:
<<Io ritengo che l'uomo sia vissuto
da qualcosa di ignoto: vi è in lui un Es, un'energia prodigiosa che dirige
tutto ciò che egli fa e tutto ciò che gli accade. L'espressione "io
vivo" è vera solo in un certo senso, in quanto esprime solo un aspetto
parziale e superficiale di questa verità fondamentale: l'uomo è vissuto dall'Es
>>. L'opera di una così singolare persona, di un vero poeta al servizio
della scienza, arricchisce notevolmente la nostra preparazione e ci permette di
gettare lo sguardo al di là del mondo fisico e delle apparenze immediate.
Le malattie fisiche
e gli squilibri con i quali i nostri pazienti si presentano a noi, assumono un
aspetto secondario e quasi irrilevante se non come spie che ci guidano verso
aspetti più profondi e più globali; l'aspetto generale, la vita emotiva
interiore e lo scambio emozionale con gli altri e con l'ambiente, l'esistenza
stessa dell'individuo come essere unico e divino in evoluzione sulla terra,
sono i punti chiave sui quali focalizzare la nostra attenzione e verso i quali
convogliare la nostra energia e l'atto terapeutico stesso.
Quindi, partendo
dalle basi della reflessologia classica, a cui vi rimandiamo per ampliare i
vostri orizzonti conoscitivi e per apprendere le tecniche di base e di
impostazione occidentale del massaggio del piede, qui svilupperemo
i sistemi e la manipolazione dei riflessi podalici, dal punto di vista della
Reflessologia Emozionale.
L'immagine simbolo
del feto nei piedi vi mostra la principale via d'accesso all'individuazione
delle zone riflesse, e una sommaria mappatura; lo studio del moto e delle
trasformazioni dell'energia da una zona all'altra, da una "costellazione
energetica" all'altra, vi porterà all'intuizione profonda delle
problematiche ed alla scelta degli interventi più idonei.
Vi presenteremo
delle tecniche e delle mappature che vi preghiamo di prendere in considerazione
come chiavi interpretative del sistema e non come rigidi schemi da seguire
scrupolosamente. La rigidità e la cristallizzazione su schemi, mappe e principi
vi porta alla chiusura e all'errore; prendete il tutto con una certa
elasticità, ed abbandonatelo totalmente quando il vostro amore, il vostro
livello di vibrazione, e la vostra personale arte taumaturgica saranno
cresciuti e maturi per guidare la vostra mente e le vostre mani.
I sistemi
riflessogeni si basano sul principio delle "somatotopie", sul rispecchiarsi, cioè, dell'intero sistema
energetico su determinati segmenti o zone limitate del corpo, e, mentre in
realtà ogni nostra zona ed addirittura ogni nostra cellula porta in sé
l'informazione ed il seme dell'interezza psicofisica dell'individuo, le estreme
periferie del corpo sono quelle che maggiormente rispondono alla lettura ed
alla manipolazione dei riflessi.
I piedi, le mani,
il cranio, le orecchie, gli occhi ed addirittura il naso, la lingua ed i denti
sono le zone e gli organi dove meglio emergono i riflessi della globalità
dell'essere umano, e quindi i principali punti di focalizzazione e di ricerca
delle riflessologie.
Queste hanno un
doppio campo di azione e possono essere sia diagnostiche che terapeutiche,
salvo poche eccezioni come l'iridologia, il sistema riflessogeno che studia
l'occhio, che è una scienza prettamente diagnostica, e possiamo dire, la più
valida nel cogliere con precisione anche squilibri remoti, indietro o avanti
nel tempo.
Questo immenso ed
infinito sistema di corrispondenze e di interrelazioni del piccolo sul grande,
del generale sul particolare, dell'esterno sull'interno e viceversa viene
chiamato: "Arco riflesso”
Mentre gli
orientali hanno le loro interpretazioni e le loro metafore per spiegare il
funzionamento di questo meccanismo, (Chakra, canali sottili, meridiani, zone di
stessa qualità energetica etc. etc.), scientificamente possiamo dire che la
manipolazione a livello cutaneo su certe zone del corpo influisce, per via
nervosa, direttamente sul sistema
reticolare, vera e propria "centralina" del sistema nervoso. Da
questo, le sollecitazioni e le "dinamizzazioni", richiamate a livello
profondo dal massaggio superficiale, dopo essere state riconosciute e vagliate,
vengono spedite come informazioni energetiche verso i livelli superiori del
cervello, o direttamente verso la zona, l'organo, il sistema, lo psichismo in
questione.
La pelle infatti, è
particolarmente importante in reflessologia, perché oltre ad essere il
"confine" dell'individuo e il punto di incontro-scontro tra l'interno
e l'esterno, è in rapporto stretto e diretto con il sistema nervoso essendo
generati entrambi dallo stesso foglietto embrionale: l'ectoderma. Agire sulla pelle, sulla periferia, e nel microsistema
di punti di una particolare zona corporea significa comunicare con l'interno,
col profondo, con l'intero organismo e con la sua funzionalità energetica.
Questo tessuto
riveste interamente il corpo e gli dà forma, svolgendo contemporaneamente un
ruolo di protezione e di contenimento. Esso, oltre ad avere dopo opportuna
stimolazione risposte fisiologiche, ne ha anche di tipo psicologico con stati
emozionali emergenti come tristezza, paura, panico, odio, amore, senso di
colpa, vergogna etc. etc., e quindi è sede anche di reazioni biopsichiche, e
per le sue proprietà anatomiche e chimico-fisiche è un vero organo reattivo e
funzionale. La pelle con il suo strato di cellule più superficiali e più
resistenti, offre un valido riparo alle terminazioni sensitive di cui è
abbondantemente provvista. Dalla stimolazione di queste papille vascolo-nervose
si origina, attraverso il contatto terapeutico, quella sensazione acuta e
profonda di benessere che porta a rilasciare endorfine nel corpo, a
riequilibrare il sistema nervoso e, da questo, anche gli altri sistemi ad esso
connessi, attraverso quei processi di comunicazione e scambio di cui abbiamo
già ampiamente parlato.
La pelle, come
organo sensitivo, distingue stimoli tattili, termici, dolorifici, interviene
nella regolazione del calore e del ricambio gassoso attraverso lo scambio con
l'ambiente, agisce sulle terminazioni nervose sensitive con effetto sedativo, e
su quelle motorie con effetto eccitante, ha la funzione di secrezione delle
sostanze tossiche, in asse con reni ed intestino, quando il carico metabolico
di questi è eccessivo e viene demandato alla funzione escretoria della pelle.
Per questo, in sede
terapeutica sarà molto importante rivolgere l'attenzione alla pelle, non
soltanto a quella del piede; ad un primo impatto con la persona, se gli occhi
ci danno lo specchio dell'anima, la pelle ci fornisce quello del corpo. Le
malattie cutanee e le manifestazioni della pelle possono dunque essere elementi
positivi, poiché dimostrano la capacità del corpo di eliminare elementi tossici
e ci offrono un quadro di lettura e di intervento sull'intero organismo.
La pelle ci
consente nuovi modelli di comunicazione, l'importanza stessa del tatto è
conseguenza del contatto, come risulta evidente dal neonato che fin dai primi mesi
di vita ha fisiologicamente bisogno della vicinanza fisica della madre, ed è
ormai dimostrato che carezze e gesti affettuosi stimolano la produzione di
ormoni.
In "Introduzione alla psicosomatica" Umberto Piscielli scrive: << Fra le esperienze psicosomatiche più primitive il contatto cutaneo è forse il più arcaico poiché si esercita ampiamente già durante la vita fetale. Prima della nascita il liquido amniotico avvolge uniformemente tutta la superficie corporea del feto, offrendogli una sensazione di contatto uniforme, diffusa e costante, gli dona così un senso profondo di presenza oggettuale sul quale si fondano i rapporti e le comunicazioni con l'esterno. >>.
|
IL PIEDE
La struttura del
piede è costituita da ventisei ossa e dalle relative articolazioni, avvolte da
legamenti, formazioni estremamente solide, di natura connettivale e tendinea,
che hanno la funzione di tenere saldamente legate le ossa. Queste strutture
dette: "aponeurosi "
formano, insieme alle ossa, la struttura del piede. Su ogni piede, il sistema
nervoso è presente con ben 7.200 terminali nervosi e, a livello di corteccia
cerebrale, i piedi (e le mani) occupano un'area notevolmente più vasta rispetto
alle altre parti del corpo; questo è un fatto che la dice lunga sulla
ricettività e sulla sensibilità di questa naturale "centralina
energetica". Inoltre esso rappresenta un punto focale del sistema
circolatorio e vascolare. La suola del piede è chiamata: "spugna di Lejart " poiché ospita,
nel suo interno un abbondante "groviglio" venoso che ad ogni passo e
ad ogni compressione del piede si "strizza" fornendo il primo impulso
al ritorno circolatorio verso l'alto. La circolazione sanguigna è infatti
costituita da un impulso arterioso che, partendo dal cuore scende verso il
basso favorito dalla forza di gravità ed è apportatore di nutrimento ai
tessuti, e da un ritorno venoso che avviene contro la forza di gravità ed è
favorito dal pompaggio della "spugna
di Lejart " grazie alla locomozione; è per questo che, in oriente, il
piede viene chiamato: "il secondo
cuore " o "cuore periferico
". Questo è un altro fattore che si aggiunge all'importanza e alla
delicatezza della manipolazione del piede, in quanto ha anche una diretta
stimolazione della funzione circolatoria del sangue e dei liquidi.
Da tutto ciò si può
anche dedurre l'importanza della locomozione e "dell'arte del
camminare", vera e propria terapia di cura e di prevenzione che va
divulgata e consigliata ai nostri pazienti.
Il camminare
rappresenta una delle più antiche pratiche naturali per l'equilibrio e la
salute dell'individuo, è lo sport del benessere, della salute e della
longevità, per dirla in un linguaggio occidentale. Statisticamente è dimostrato
che i famosi "camminatori", quelle persone che dedicano cioè un poco
del loro tempo giornaliero a quest'arte semplice e poco impegnativa, sono meno
soggetti all'influsso delle malattie, sono più energici e hanno tutti una vita
più lunga rispetto alla media. Rispetto agli altri sports, che sono tutti più
impegnativi e stressanti per la respirazione, per il cuore e la muscolatura e
che accanto ai momentanei benefici hanno anche delle ripercussioni negative sul
fisico e sull'organismo, (per esempio la corsa crea costantemente dei
microtraumi alla colonna per la continua sollecitazione e schiacciamento degli
anelli vertebrali, il nuoto insacca la cervicale etc. etc.), il camminare non
ha controindicazioni, può essere praticato con grandi benefici da vecchi,
bambini e da qualsiasi persona che non abbia problemi locomotori, non porta in
debito d'ossigeno e non crea situazioni stressanti e di eccessiva stanchezza
per l'intero organismo, al contrario ridona elasticità e dinamismo agli organi,
ai tessuti ed alla muscolatura, scaricando lo stress in eccesso, mettendo in
moto i processi energetici e portando addirittura ad una maggiore chiarezza
psicologica ed emozionale, agendo sul tono dell'energia mentale e dinamizzando
i processi psichici anche profondi. Per questo nelle biografie dei grandi
pensatori e letterati si legge che amavano fare delle lunghe passeggiate in
campagna, respirando e meditando.
Cercate di
camminare, e di far camminare i vostri pazienti, il più possibile a piedi
scalzi, in casa e, quando la stagione lo permette, anche fuori su terreni
accidentati, sul bagnasciuga dei corsi d'acqua, dei laghi, ma soprattutto sul
bagnasciuga del mare, dove l'acqua ricca di sali minerali, dell'essenza delle
alghe e di svariate particelle e corpuscoli naturali, porta al massimo l'azione
terapeutica e risanatrice della natura. Il sale soprattutto, nel suo aspetto
antinfiammatorio porta con sé anche altri aspetti drenanti e dinamizzanti nella
sfera bioenergetica dell'individuo, andando ad agire sugli eccessi o sulle
carenze energetiche dell'organismo riflesse nel piede.
Se potete, durante
le vostre passeggiate, riconnettetevi spiritualmente con il vostro essere
interiore, scendete in voi stessi, in estatico silenzio, predisponetevi alla
meditazione ed all'ascolto interiore, aprite i vostri sensi alla terra ed
all'attimo presente senza far fuggire la vostra mente nei mille pensieri della
quotidianità, portate la vostra attenzione nei piedi e nel loro magico contatto
con la madre terra, con un atteggiamento interiore di devozione e
ringraziamento verso l'Essere del Mondo, verso
Questa viene
definita una "meditazione dinamica", e cioè di movimento; lo Zen e le
discipline orientali ci hanno trasmesso una miriade di queste tecniche che per
noi occidentali calzano benissimo perché non essendo abituati alla
concentrazione statica, il movimento, se pur lento, facilita in noi il
rilassamento e la concentrazione. Ma non andate a studiare le tecniche,
studiate voi stessi ed i vostri pazienti, personalizzando e calzando
creativamente le tecniche sulla tipologia, sul carattere, sui problemi e sulla
personalità dei soggetti. Il tipo ansioso, nervoso e in eccesso di energie che
non riesce ad esprimere, per esempio, adotterà una tecnica più dura, con
falcata lunga e passo più energico e pesante per scaricarsi, mentre l'individuo
in carenza energetica, depresso e stanco, adotterà una tecnica più lenta e più
dolce, lasciando qualche attimo in più il piede a contatto con la terra che lo
"ricaricherà". E' chiaro che il camminare è in sé benefico e
salutare, ma usare tecniche di questo genere significa amplificarne al massimo
i risultati e stabilizzare il vostro livello vibratorio su un gradino evolutivo
e qualitativo più alto ed espanso.
Per lo stesso
motivo precedentemente accennato, è bene portare nel proprio bagaglio
conoscitivo-terapeutico quella "mano-santa" che chiamiamo: "pediluvio".
Qualche litro
d'acqua, il più pura possibile, in una bacinella, due manciate di sale marino
grosso possibilmente integrale, tutti e due i piedi immersi fino alle
caviglie... e la semplice formula magica del benessere è pronta!
La temperatura
dell'acqua ve la fornirà il vostro istinto, (o la scelta istintiva del vostro
paziente), chi è in eccesso o in blocco d'energia preferirà acqua fredda per
essere drenato, chi invece presenta stanchezza e vuoto d'energia la preferirà
più calda per essere ricaricato.
Chi conosce
Fatelo tutte le
sere prima di coricarvi, o quando ne sentite il bisogno, la sperimentazione, la
pratica ed i risultati che otterrete dopo un relativo arco di tempo, vi
porteranno a dedurre quale importanza può avere questa operazione nel vostro
bagaglio terapeutico.
Consigliate il
pediluvio ai vostri pazienti, soprattutto a quelli che, secondo il vostro
intuito e la vostra preparazione, presentano problemi che possono essere
alleviati da tale tipo di pratica, se ne avete la possibilità fatelo fare a
tutti i vostri pazienti prima della manipolazione dei piedi, (esistono in
commercio anche piccole vaschette per l'idromassaggio dei piedi), in questo
modo acquisterete un buon 30% sull'efficacia e la penetrazione del massaggio,
ed i piedi dei vostri pazienti saranno più freschi, tonificati e liberi da
microimpurità.
In Psicosomatica il
piede rappresenta "come poggiamo noi stessi" nel mondo e la nostra
proiezione verso la realtà esterna.
Esso esprime anche
i nostri legami con le cose e come affrontiamo situazioni e problemi, il piede
stabilizza, muove, equilibra e cerca sempre la migliore situazione di solidità.
Piedi cedevoli con arcata troppo alta, significano per esempio, poco carattere,
l'insicurezza emerge invece dal camminare tendenzialmente sulle punte, mentre
camminare con passi pesanti e sgraziati denota mancanza di equilibrio interiore
ed un rigido approccio con la realtà esterna, il valgismo o la rigidità del
muscolo flessore dell'alluce esprime uno squilibrio tra la testa (pensiero
razionale), e le zone basse del corpo (inconscio profondo, istinti e pulsioni).
Pelle spessa e
duroni riflettono la difficoltà ad accettare la responsabilità e l'autorità
esterna, attenzione a non fare come molti psicologi che trascinano i loro pazienti
da un estremo all'altro creando dei nuovi automi spersonalizzati ma ben
adattati alla veloce macchina della società occidentale moderna, senza passare
per "l'individuazione" del soggetto e la presa di coscienza del suo Sé profondo. Voi
non dovete adattare le persone che vi chiedono aiuto alla società o a qualsiasi
altro meccanismo a loro esterno; il nostro lavoro è di accompagnarli sul
sentiero che li porta al ricongiungimento con la propria anima ed alla sua
massima espressione nella vita, che questi siano santi od assassini non spetta
a noi cambiare la loro vita o indirizzarli su una strada invece che su
un'altra, lasciate la morale fuori dallo spazio terapeutico ed occupatevi del
singolo essere umano nella sua cruda e scarna realtà.
Il piede che suda
durante la terapia significa rifiuto inconscio e paura del terapeuta e della
terapia stessa, se invece la sudorazione è abbondante anche durante l'arco
della giornata, continua od in certe fasce orarie, può indicare una condizione
di "carico" emozionale costante che non si riesce ad esprimere; il
piede screpolato con pelle che si sfalda e si rigenera denota il desiderio di
voler cambiare le cose (cambiare la pelle come i serpenti), il piede freddo
riflette spesso una vita piatta con poche vere emozioni e sentimenti bloccati e
congelati, viceversa il piede troppo caldo significa eccesso emozionale con una
iperproduzione di energia mentale che deve essere immediatamente sbloccata e
drenata; i piedi piatti possono significare il patologico attaccarsi a sicurezze
esterne, soprattutto familiari, di quelle persone che si sentono dei perdenti e
pensano di non valere, questo genere di persone vanno accompagnate con il
massimo distacco, per non creare attaccamenti, fino a quando da sole
giungeranno alla consapevolezza del proprio inestimabile valore, per far questo
non potranno che attaccarsi tenacemente a nient'altro che alle proprie
inespresse e vacillanti possibilità interiori, mentre piano piano, nel percorso
terapeutico e di metamorfosi le rafforzeranno e le esprimeranno.