KABBALAH

L'antica Via ascetica e mistica dell'Occidente

  A cura di: Angelo Luciani

La Cabbalah, situata idealmente nel cuore della tradizione misterica occidentale, è un metodo di sviluppo personale e realizzazione del sé che si basa su una “ mappa “ della coscienza chiamata  l’ Albero della Vita. Questa schema, o diagramma, può essere usato per esprimere l’ autorealizzazione attraverso una visione d’ amore e di armonia.

La Cabbalah riveste una particolare importanza nel mondo moderno perché pone l’ enfasi sul fatto che la nostra vita quotidiana, ordinaria, è un’ espressione della spiritualità. La Cabbalah, che include sia gli aspetti chiari che quelli più oscuri della nostra psiche, ci offre una visione globale dettagliata e coerente, sia della natura dell’ esistenza umana, sia della relazione tra noi stessi, gli altri esseri e il nostro mondo.

La Cabbalah, tuttavia, non rappresenta un cammino di trascendenza. Utilizzarla non equivale a dire: “ Non mi piace qui, c’è qualcosa di sbagliato in questo pianeta; farò qualsiasi cosa per volare via da qualche altra parte. Voglio salire in alto”. La Cabbalah dice: “ Se vuoi fare così fallo, ma poi riporta quell’ energia sulla terra, per metterla in pratica. Trova un modo per manifestare le tue connessioni sul pianeta, altrimenti non avrà senso viverci”.

La Cabbalah è decisamente un cammino del cuore, al cui centro si trova un diagramma, o mappa, chiamato l’ Albero della Vita. Lo scopo della mappa è di aiutarci a individuare i diversi aspetti della nostra psiche e di imparare a lavorare con l’ energia del cuore piuttosto che solamente con il sapere intellettuale. Abbiamo una mente, un corpo e delle sensazioni per incarnarci qui, sul pianeta Terra, per fare il nostro lavoro, qualunque esso sia. La Cabbalah dice che se separiamo, dipaniamo, i pensieri, i sentimenti e le sensazioni e iniziamo a considerare quello che ciascuno di essi significa in relazione al nostro essere, sarà più semplice trovare l’ energia che si nasconde dietro di essi e identificare ciò che veramente ci spinge ad agire.

Secondo la Cabbalah, che, come abbiamo detto, è un cammino del cuore, è sempre l’ amore a cercare di emergere in superficie e ciò non significa negare l’ importanza del potere o di qualsiasi altra qualità o altri aspetti della vita, ma quando ci muoviamo nella direzione del cuore e ci chiediamo sinceramente qual’ è il nostro scopo nella vita, in un modo o nell’ altro scopriamo che ha qualcosa a che fare con l’ espressione dell’ amore. Quando siamo collegati all’ energia dell’ amore, riusciamo a percepire  l’ armonia che pervade tutto il creato. Questa armonia, che include tutte le differenze, anche quelle che possono condurre alla violenza e alle guerre, è la più profonda espressione dell’ amore.

Si potrebbe pensare che questa comprensione, o visione o, anche, intuizione, possa essere il risultato di qualcosa di estremamente complicato, un sistema inevitabilmente difficile da comprendere e utilizzare. In realtà ciò che la Cabbalah rappresenta è facile da imparare e continua a svilupparsi e a cambiare  come  noi  ci sviluppiamo e cambiamo. La Cabbalah è preziosa per chiunque stia percorrendo il cammino dello sviluppo personale e spirituale, a prescindere dal tragitto scelto.

Utilizzando la Cabbalah si impara a percepire e ad esprimere tutte le diverse energie del corpo e si può giungere a comprendere meglio la relazione tra le energie fisiche, emotive, mentali e spirituali del nostro essere, fino a trasformare la frammentazione in unità. Impariamo così ad agire con il cuore, acquistando la capacità di migliorare noi stessi, altre persone e la nostra relazione con l’ ambiente; possiamo così crescere ed imparare a collegarci con lo scopo unico e prezioso della nostra attuale incarnazione.

Uno dei metodi per usare la Cabbalah è quello di creare connessioni tra tutti i diversi aspetti della nostra vita: eventi, esperienze, idee, immagini e relazioni in cui ci imbattiamo. Queste connessioni, che nella Cabbalah si chiamano corrispondenze, ci aiutano a dare un nuovo senso alla vita e a viverla nella sua pienezza.

A noi tutti piace mettere un pizzico di mistero nella vita, avere qualche matassa da dipanare, qualche enigma che ci faccia esulare quando ne scopriamo la soluzione. L’ uso della Cabbalah offre una miriade di queste opportunità, perché attraverso le corrispondenze possiamo riuscire a comprendere simboli, miti e sogni, non solo della nostra psiche, ma anche della psiche di altre persone. Giungendo a conoscere noi stessi, possiamo conoscere e rispettare gli altri per le loro somiglianze e anche per le loro differenze.

 

Che cos’è la Cabbalah

La Cabbalah è la pietra miliare della tradizione esoterica occidentale. È stata definita il misticismo dell’ Occidente ed è un grandioso corpus di elementi pratici e teorici di filosofia e psicologia intrecciati ai testi religiosi ebraici e ad un vasto complesso di simbolismi alchemici, astrologici, occulti, rosacrociani e massonici, inclusi i tarocchi. Tuttavia, dovendo documentare questi insegnamenti esoterici di carattere pratico, l’ Occidente esce sconfitto dal confronto con l’ Oriente, a causa dell’ origine e della tradizione orale degli insegnamenti, delle campagne di persecuzione a cui vennero sottoposti nel Medioevo e del disinteresse generale nel mondo moderno.

La prima chiave di comprensione ci è fornita dal fatto che il termine ebraico qabalah significa sia “ ricevere “ che “ rivelare “, cioè rappresenta un elemento di rivelazione ( del “ significato “ dell’ universo ) e al contempo il mezzo di ricezione della sua stessa saggezza. Questa affermazione non rappresenta un paradosso se applichiamo la massima occulta del “ come in alto così in basso “; nella Cabbalah il rivelatore e il ricevente sono ( almeno potenzialmente ) uno e indivisibile.

 

La Cabbalah si suddivide in genere in cinque parti:

1.    La Cabbalah orale, cioè gli elementi che si apprendono oralmente da un insegnante o da un maestro, da qualcuno che percorre il percorso magiko, da accenni casuali, o da se stessi.

2.    La Cabbalah scritta, che tradizionalmente mira a descrivere la natura e la struttura essenziale dell’ universo e del suo destino. La Cabbalah scritta include tutti i testi concepiti da un punto di vista cabalistico, non necessariamente sulla Cabbalah stessa.

3.    La Cabbalah letteraria, cioè una “ sezione “ della Cabbalah che tratta le informazioni contenute negli insegnamenti cabalistici, in particolare quelli che si trovano nella Bibbia. Include Gematria ( pronuncia: Ghemàtria ), cioè la scienza e l’ arte della manipolazione di lettere e numeri e tutte le forme di lettura evocativa di libri sacri, che utilizzano i codici e le corrispondenze cabalistiche adeguate.

4.    La Cabbalah simbolica, cioè la comprensione, l’ utilizzo e la relazione dei simboli alla propria esperienza. Si basa principalmente sul diagramma dell’ Albero della Vita.

5.    La Cabbalah pratica, cioè l’ utilizzo di tutti i vari aspetti della Cabbalah con il fine di creare un cambiamento ( dal punto di vista personale, interpersonale e transpersonale ).

Quindi la Cabbalah è:

·        Una mappa di livelli di consapevolezza fisici, eterici, astrali, ecc.

·        Un modo di correlare le esperienze interiori ed esteriori e di esprimerle a se stessi e agli altri.

·        Un modo di rapportarsi e comunicare.

·        Un modo di collegare la consapevolezza interiore con quella esteriore, creando così un “ ponte “ attivo e creativo tra le due sfere, contribuendo ad espandere la coscienza.

·        Un modo per rapportarsi ai processi di persone che sono apparentemente diverse – al di là delle scelte religiose o delle peculiarità dell’ espressione individuale o culturale.

·        Un modo di formulare idee con maggiore chiarezza e di trovare espressioni semplici per pensieri complessi.

·        Un modo di rapportarsi a simboli il cui significato è divenuto oscuro, è stato dimenticato o frainteso, stabilendo un collegamento tra l’ essenza di forme, suoni, colori, semplici idee, ecc. e i loro equivalenti spirituali, intellettuali, emotivi e fisici.

·        Un modo per mettere alla prova la veridicità delle corrispondenze e delle idee, paragonandole a ciò che già si conosce e si comprende.

 

La programmazione della vittima

La figura della vittima è nata da un’ azione precisa durata per oltre sei secoli ad opera dell’ Inquisizione che ha introdotto su scala quasi mondiale condizionamenti stabili, paure e tabù, creando  una nuova programmazione, quella della vittima. La vittima non può reagire ed è strutturata sulla regola del

buonismo e della rassegnazione all’ insegna di una impossibilità a decidere e ad agire. Questi condizionamenti sono diventati genetici e vengono tramandati attraverso le generazioni.

La Cabbalah, di per sé, ha rappresentato da sempre il fulcro della persecuzione inquisitoria, da un lato perché facente parte della mistica ebraica e dall’ altro perché rappresenta il linguaggio alchemico e occultistico universale.

Tutto questo ha quindi dato origine ad una serie infinita di leggende, false interpretazioni e superstizioni riguardo a quella che rimane comunque una delle vie di realizzazione più antiche, semplici e complete nella storia dell’ umanità.

La Cabbalah rappresenta una via importante nella deprogrammazione della vittima, che può, attraverso l’ applicazione costante della volontà, tornare in possesso del piacere di vivere.

L’ Albero della Vita

Tutto il sapere della Cabbalah può riassumersi in un diagramma semplice e tuttavia unico, l’ Albero della Vita, che in ebraico è chiamato Otz Chiim.

Nonostante la sua estrema semplicità, l’ Albero della Vita è stato descritto come rappresentazione potente e onnicomprensiva dell’ anima umana e dell’ Universo; inoltre, grazie alla sua schematicità, può essere velocemente memorizzato ed è facile da visualizzare. Dalla sua struttura si può trarre una conoscenza completa della struttura della vita in tutti i suoi aspetti, anzi, l’ Albero è una mappa orientativa per tutti i livelli di esperienza, perché comprende il mondo esterno, quello interno e la relazione tra i due.

Esso include:

·        Il corpo

·        La personalità

·        L’ anima

·        Lo spirito

Essendo una mappa di tutto il vostro essere, vi aiuterà ad orientarvi durante il vostro cammino attraverso la vita.

La Cabbalah è un sistema occulto, che significa semplicemente “ nascosto “ rispetto alla normale percezione quotidiana del mondo.

L’ Albero della Vita è formato da 10 sfere o sefirot ( singola sephira ), che significa “ numero “ o  “ emanazione “ o anche “ sfera “.

1.    Questo cerchio rappresenta la “ fonte interiore “, la “ divinità “ da cui ha origine la vita. E’ il dell’ essere umano, che è individuale in ognuno di noi e tuttavia comune a tutti. Questa sephira è chiamata Kether ( corona ).

2.    La sfera in alto a destra è la “ volontà universale “ o “ scopo “. Rappresenta lo scopo del Sé ( il compito ). È detta Chockmah ( saggezza ).

3.    La sfera in alto a sinistra rappresenta l’ “ amore universale “ o “ consapevolezza “. E’ la consapevolezza del Sé  ( accettazione del compito ). Si chiama Binah  ( comprensione ).

Daath, la sephira senza numero. Rappresenta la conoscenza.

4.    La sfera intermedia del pilastro di destra è Chesed  ( pietà ). Rappresenta l’ Archetipo dell’ Amore ( Amore personale ).

5.    La sfera intermedia del pilastro di sinistra è Geburah  ( forza ), che rappresenta  l’ Archetipo della Volontà ( volontà personale ).

6.    Al centro dell’ Albero si trova la sephira Tipharet ( bellezza ) che rappresenta il “ centro “, o “ io reale “.

7.    Il cerchio in basso a destra rappresenta i “ sentimenti “ e si chiama Netzach  ( vittoria ).

8.    Il cerchio in basso a sinistra rappresenta i “ pensieri “ e si chiama Hod ( splendore ).

9.    La penultima sfera al centro in basso si chiama Yesod           ( fondazione ) e rappresenta l’ “ energia sessuale “. Rappresenta la parte subconscia del nostro essere.

10.     La decima sfera rappresenta sia il mondo esterno che il corpo. Viene detta Malkuth ( regno ).

Partendo dal basso, dalla base dell’ esistenza fisica, il fulcro naturale della nostra consapevolezza quotidiana, comprendiamo che, proprio come il corpo è un mezzo per la nostra esperienza di vita, così lo sono anche i nostri pensieri e i nostri sentimenti. Idealmente, il potere di analisi della mente e la funzione trascinante dei sentimenti dovrebbero agire come forze complementari dentro di noi, così potremmo considerarle come se occupassero lo stesso piano di esistenza.

Le sfere 7, 8 e 10 rappresentano la personalità cosciente.

La sfera 9 rappresenta la parte subconscia del nostro essere; questa è la sede degli istinti e del sistema nervoso autonomo, ma rappresenta anche il “ deposito" dove si accumulano i sentimenti repressi, che chiameremo “ emozioni “ per distinguerli da quelli “ espressi “. E’ importante notare la relazione tra l’ energia sessuale e l’ energia emotiva repressa.

Le sfere dal 7 al 10 rappresentano quindi l’ intera personalità.

La sfera 6 rappresenta l’ io reale.

Tutto quello che abbiamo detto finora è la rappresentazione di tutto quello di cui siamo solitamente consapevoli. La nostra coscienza è come un’ ameba che si muove in questa parte bassa dell’ Albero . Talvolta è completamente concentrata su di una sfera ed esclude le altre, talvolta stende degli  “ pseudopodi “, cioè dei prolungamenti di coscienza, da una sfera all’ altra. Tutto ciò di cui l’ ameba è consapevole, è che esiste da qualche parte una  “ fonte “, al di sopra o all’ interno, e attraverso la personalità essa fa esperienza del mondo. Il resto dell’ Albero rappresenta il collegamento con la “ fonte “, “ Dio “ o come deciderete di chiamarla.

Il piano che unisce le sfere 4 e 5 corrisponde all’ “ anima “ ( volontà e amore ).  Queste due sfere si integrano a vicenda ed è la loro interazione che rappresenta l’ “ opera dell’ anima individuale. Sono simili ai pensieri e sentimenti della personalità, ma si trovano a un livello “ superiore “ o più profondo. La “ grande opera “ può essere descritta, in un certo senso, come la totale identificazione delle due sfere inferiori 7 e 8 con la 4 e la 5.

Al di sopra della linea dell’ anima si trova il piano che rappresenta l’ Abisso. Definisce un cambiamento di dimensione totale, la demarcazione tra l’ individuo, al di sotto della linea e l’ universo al di sopra. Al centro di questa linea c’è Daath, la sephira che non è una sephira e non ha numero. È di vitale importanza nello schema dell’ Albero perché è il “ ponte “ tra l’ anima individuale e lo spirito universale. Rappresenta il “ passaggio “ senza il quale è impossibile compiere la trasmutazione necessaria alla manifestazione del miracolo o potere magiko che dir si voglia.

Al di sopra dell’ Abisso abbiamo la trinità di sfere, tre in una, che rappresentano lo spirito, cioè il canale con l’ universo.

Notate che ci sono 3 pilastri nell’ albero, il pilastro di destra ( Chockmah in alto ), il pilastro di sinistra ( Binah in alto ) e il pilastro medio ( Kether in alto ).  Il pilastro di sinistra corrisponde alla parte destra del corpo ( maschile ) ed è chiamato pilastro della severità, mentre quello di destra corrisponde alla parte sinistra del corpo ( femminile ) e viene detto pilastro della pietà.

Ogni sephira è positiva e maschile nel dare energia alla sfera che la segue e al contempo è negativa e femminile nel ricevere energia dalla sfera precedente. Quindi si può dire che ciascuna sephira è bisessuale, come un magnete, dotato di un polo positivo e uno negativo.

Nel suo insieme, dunque, l’ Albero della Vita rappresenta l’ intera mappa dell’ esistenza di un essere umano, suddivisa nelle sue due parti essenziali( sopravvivenza e sessualità ) che scandiscono i ritmi della vita di ognuno di noi. Attraverso la mappa kabbalistica possiamo quindi scoprire, riconoscere ed affrontare qualunque problema ci si presenti, trovando la sua origine, la sequenza di eventi e le motivazioni che l’ hanno generato e la sua giusta soluzione.

 (Tratto da “Cabbalah” – Will Parfitt – Edizioni Piemme)

Letture consigliate: “ La cabala” – Will Parfitt – Edizioni Oscar Mondatori

                                “ Il potere della Kabbalah – Yehuda Berg – Edizioni TEA

                                “ Mistica ebraica – Busi/Loewenthal – Edizioni Einaudi

 

    La Merkavah o Mercaba’:

Il Carro di fuoco o Cocchio Celeste

Da: “Dizionario della Kabbalah” di Luigi Troisi ed.: Bastogi

La sacra Merkabà è un termine ebraico che significa carro (Carro di Fuoco, o Cocchio Celeste n.d.c.), e indica uno dei temi più importanti della speculazione mistica ebraica: la grandiosa visione del Carro divino con la quale il profeta Ezechiele inizia la sua opera .  

La dottrina del carro, osserva G. Scholem, deve essere accettata senza chiedere conto della sua genesi reale.

L’immagine che Ezechiele prospettava di Jehovah, trainato su un Carro, offre agli Ebrei il segreto agognato e sollecita i mistici a salirvi in modo da poter gustare le delizie dell’Eden, già in questa vita.

La differenza tra la speculazione della Merkavah e  la Gnosi  vera e propria consiste, per G. Scholem, nel fatto che il mondo della divina “Pienezza” del Pleroma degli gnostici, mondo che si disgrega drammaticamente nella successione degli Eoni, si riferisce direttamente al problema della creazione e della cosmogonia; mentre tutta la problematica degli Eoni e della loro mitologia è senza significato per i mistici della Merkavah che, invece, posero al posto degli Eoni e del Pleroma il Mondo del Trono.

In definitiva il Carro è una sorta di Via Mistica, un veicolo per mezzo del quale si è trasportati, direttamente, nei regni dell’invisibile.

Sia che le immagini della Merkavah abbiano la loro origine nelle teorie del Mitraismo, sia in quelle del misticismo maomettano, una cosa è certa: che essa si configura come una specie di pellegrinaggio nel quale il pellegrino assume il ruolo di viaggiatore verso la sua casa in Dio.

“Il mistico”, osserva J. Abelson (ABEK), “Non chiedeva né si aspettava alcuna spiegazione razionalistica dei misteri della Merkavah; egli intuiva che essi riassumevano, per lui, la più alta cima dell’essere, verso la cui realizzazione tutte le sue energie dovevano volgersi senza alcuna indecisione”.

Le dottrine mistiche della Merkabà, si legge nella prefazione di Gadiel Toaf al Sefer Yezirah (TOAS), “Sono esposte nella letteratura detta degli Hekaloth (sale celesti, templi, palazzi).

“Questi scritti contengono le norme, comprendenti digiuni (atti ad esasperare le facoltà di visione e concentrazione), abluzioni e l’invocazione dei nomi segreti di Dio e dei suoi angeli, per giungere ad una visione estatica del Carro divino.

“Essi descrivono il viaggio del mistico in trance attraverso i sette cieli e le sette sale celesti fino al cospetto del Trono divino, dove, se ne era degno, veniva iniziato ai segreti del futuro o ai misteri del mondo celeste”.

  La Merkavah  è una delle “opere prime” realizzate da Dio.

Con tali opere, osserva Alexander Safran (SAFS): “Dio offre all’uomo di lavorare con Lui per far svolgere  la Storia   nel tempo, per collegarla alla meta-Storia, per inserirla nell’eternità.

“Dio offre all’uomo una duplice via per avvicinarLo. Se l’uomo percorre questa duplice via, potrà - servirLo -, potrà cioè - lavorare - a riverarLo nel mondo.

“Ma Dio ha forse bisogno del servizio, del lavoro, dell’omaggio dell’uomo? Anche - se tu agisci bene, che cosa Gli dai? -.

“Tuttavia Dio accorda all’uomo il privilegio di servirLo, perché è nel servirLo che egli diventerà capace di pensarLo e di pensare se stesso nella sua Luce e sarà capace di agire, per  la Sua   gloria e di giudicare i propri atti nella Sua luce”.

 

 

L’Opera Del Carro

(Latinizzato:  OPERAREPO    n.d.c.)

“Espressione cabalistica per indicare uno dei procedimenti fondamentali della Kabbalah (e chiaramente della Merkabà), quello, cioè, che procede dal basso verso l’alto, dal mondo contingente della materia verso il mondo sublime della trascendenza e della pura spiritualità”.

(L’Opera del Carro rappresenta il corpo di insegnamenti segreti, esercizi spirituali e bioenergetici, posture, mantra, operazioni alchemiche e teurgiche all’interno della filosofia e della teosofia della Sacra Merkabà, la Disciplina della e nella Regola; se la M. rappresenta la Via dei mistici, l’Opera del Carro ne rappresenta la mappa da seguire.  n.d.c.).

Da: “Dizionario della Kabbalah” di Luigi Troisi ed.: Bastogi

 nota del curatore:

La Sacra Merkabàh, corrisponde, nel linguaggio simbolico ed archetipico dei Tarocchi (TaroT ), alla tavola 7 o settima: il “Carro” che rappresenta l’uscita trionfante dalle asperità, ma dopo aver combattuto un’ardua e dura battaglia. Nel simbolismo della tavola del carro, un Re guida trionfante il suo cocchio dorato trainato da due cavalli che sembrano rivolgersi e tirare verso opposte direzioni, uno è di colore blu e l’altro di colore rosso. Il simbolismo profondo ci guida ad interpretare questa tavola come la vittoria sulle opposte forze o tendenze interne, inconsce, contrastanti; la forza delle pulsioni profonde e dell’istinto primordiale, dell’energia allo stato puro e indifferenziato; la lotta tra la passione e l’istinto, come si trova pure nel mito platonico della biga alata presente nel Fedro. L’iniziato è divenuto re del suo universo attraverso la lotta di riconciliazione delle sue pulsioni profonde che, lasciate allo stato brado, lo vincolavano alla terra ed al caos primordiale e solo vincendole e soggiogandole riesce a vincere la battaglia e divenire re e conduttore del carro. Le due forze contrastanti, non domate ma imbrigliate, mettono la loro potenza al servizio del re; loro continuano ad essere forze primordiali che tendono ad opposte direzioni, ma essendo imbrigliate creano, nella loro sinergia, la forza direzionale del carro, la direzione evolutiva che il cocchie-Re vuole e deve percorrere.

Nel riferimento alla Merkabà come disciplina di ascensione mistica e spirituale, la carta del carro rappresenta il suo simbolismo più profondo e l’arcano che cela l’immagine del suo significato.

L’iniziato deve imbrigliare le sue forze interiori che lo tengono vincolato alla vita materiale ed al mondo animale e metterle al servizio della propria missione spirituale per volare alto con il sacro carro di fuoco; deve, come primo ed essenziale gradino della sua evoluzione, “lavorare” sul e dentro il proprio inconscio personale e collettivo per “individuarsi”, trovare se stesso, deve unificare le diverse tendenze interiori e procedere come interezza individuale verso i sentieri del proprio destino (individuo deriva dal latino indivisus = indiviso, non doppio o frammentario).

Per far questo, il mistico ha bisogno di un sistema, una scuola iniziatica e segreta, un processo e un corpo di esercizi che lo purifichino e gli indichino la strada: la sacra Merkavah e l’Opera del Carro (vedi OperArepo).

I siti consigliati per approfondimenti e corsi on-line:

http://www.metodosce.it/

http://www.merkaba.org/

http://www.sapienzaverita.com/

 

 

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