Alessandro conte di Cagliostro impostore o iniziato?

 Di: Diego Fayenz

In un argomento già trattato da diversi punti di vista, ho voluto sottolineare l’opinione massonica e teosofica. Punto di riferimento è stato un bellissimo lavoro di sintesi fatto dal Fratello Matteo V. nel 1990 in chiave massonica richiamandosi ad una quindicina di Autori, da Barbieri a Ventura, da Goethe a De Chirico ed un articolo per la parte teosofica di Edoardo Bratina sull’argomento Cagliostro trattato da Carlo Gentile.

Affronteremo questo argomento sotto diversi aspetti, raggruppabili in 5 punti.

- Partendo dalla fine raccontando il dramma di Cagliostro con l’Inquisizione, il processo e la condanna

- Cercheremo di spiegare il rapporto tra Cagliostro e Giuseppe Balsamo

- Vedremo il ruolo di Luigi d’Aquino, di Raimondo De Sangro e della Massoneria partenopea

- Racconteremo brevemente l’iniziazione del conte di Cagliostro ed il Rito Egiziano

- Accenneremo al simbolismo del sigillo di Cagliostro.

Entrando subito in argomento, possiamo dire che il 1789, anno della Rivoluzione Francese, è un anno importante anche per Alessandro conte di Cagliostro. Lo Stato Pontificio, roccaforte delle forze più retrograde e conservatrici d’Europa, era in piena decadenza, con un’amministrazione disorganizzata e reduce da continui insuccessi diplomatici. Pio VI, atterrito dalle idee della Rivoluzione Francese, nel 1789 nominò Segretario di Stato il cardinale Francisco Xaverio de Zelada che cercò di distruggere sul nascere quello che lui definiva “lo spirito ultramondano di libertà” sguinzagliando spie e sbirri per controllare i francesi e chiunque avesse rapporti con la Francia. Sempre nello stesso anno Cagliostro arrivava a Roma circondato da un alone di grande successo.

Come se il contesto non fosse già avverso, egli presentò istanza al Papa affinché esaminasse gli Statuti e le Regole del suo Rito Massonico Egiziano pur sapendo che la Massoneria era vietata con le Bolle di Clemente XII e di Benedetto XIV . Era altrettanto noto però che queste Bolle non erano mai state applicate e che il Clero continuava a frequentare Logge Massoniche.

Dopo circa tre mesi tenne una seduta del suo Rito a Villa Malta, residenza diplomatica dell’Ordine dei Cavalieri. Un infiltrato del cardinale Zelada riferì, ovviamente ad avvenimenti già accaduti, che quella sera Cagliostro aveva “profetizzato” la presa di Versailles, la caduta, la fuga e la morte dei regnanti. Ciò che in realtà preoccupava il Vaticano era la lettera di Cagliostro scritta dalla Bastiglia, dove era stato rinchiuso temporaneamente durante un processo, riferita ad una collana della regina, lettera nella quale incitava il popolo francese alla rivoluzione. Per questo motivo il Segretario di Stato de Zelada lo presentò come “commissario segreto e rappresentante di quelle forze che volevano sconvolgere le società”.

La propaganda massonica era la motivazione più facile per giustificare la carcerazione di Giuseppe Balsamo detto conte di Cagliostro. Il suo nome faceva ancora notizia e quando il caso divenne di dominio pubblico ebbe risonanza internazionale. L’arresto venne anche giustificato con una cospirazione tendente a rovesciare il Papa e con il pericolo che i rivoluzionari francesi volessero liberarlo.

Al processo furono presentati 103 capi d’accusa, suddivisi in 3 addebiti: Massoneria, idee eretiche in materia di fede e delitti comuni. Quale fosse il vero motivo del suo arresto si deduce dal fatto che nella sentenza finale non si parla delle truffe e dei raggiri usati per incastrare Balsamo-Cagliostro, ma di formazione e affiliazione a “conventicole massoniche”. La sentenza dopo il lungo processo, comunicata il 7 aprile 1791, dal presidente del tribunale, cardinale de Zelada, fu: condanna a morte, commutata in carcere perpetuo nella Fortezza di San Leo.

Gli Atti del processo, su cui si sono basati tutti gli studiosi, sono presenti nel compendio di Monsignor Barbieri ed ovviamente, sono del tutto inattendibili. Su questi Atti la Santa Sede continua a mantenere il segreto.

Quattro anni dopo venne comunicata la morte del conte di Cagliostro, coperta di mistero e di leggende fantastiche: da scambi d’identità con un prete, alla fuga in un pallone aerostatico, dallo strangolamento alla fuga con l’aiuto del suo carceriere Gerolamo Venturini.

Sono ormai passati più di 200 anni dalla morte di Cagliostro e su questo argomento sono state prodotte anche troppe opere con diverse verità storiche, esoteriche, politiche e sociali.

Ma chi fu veramente Cagliostro? Un profeta, un mago, un imbroglione? Indubbiamente fu un personaggio scomodo, definito anche il più arcano tra gli iniziati italiani del ‘700, sempre vivo ed attuale.

L’argomento più contestato è il dualismo Giuseppe Balsamo – Alessandro Cagliostro. Storici, scrittori, romanzieri si sono soffermati a lungo su questo tema, chi in favore dell’identità tra i due personaggi (non solo Barbieri con il suo Compendio a favore dell’Inquisizione, ma anche Dumas e Goethe), chi invece contro questa tesi come Marc Haven che per primo dimostrò le incongruenze dei fatti, De Chirico, Gentili, di Castiglione ecc.

Consideriamo un poco la vita di Giuseppe Balsamo.

Nato a Palermo nel 1743, frequenta il Seminario di San Rocco da dove viene trasferito al Convento Fatebenefratelli di Caltagirone in quanto ribelle. Anche in questo convento ha un comportamento discutibile.

L’unico biografo di Giuseppe Balsamo è il già citato Monsignor Barbieri, che parla della sua passione per il disegno che gli permetteva di falsificare lettere, testamenti e licenze, anche a favore dei suoi colleghi religiosi. La sua attività principale era quindi la truffa. Per evitare le ire delle persone truffate, abbandonò Palermo, spostandosi prima a Roma, poi a Messina dove avrebbe incontrato Althotas, definito da molti un ciarlatano, da altri un sapientissimo chimico e grande iniziato e da altri ancora un personaggio di fantasia. Con lui si sarebbe recato ad Alessandria d’Egitto, al Cairo, a Rodi, per arrivare fino a Malta.

A Roma, arrestato più volte per liti, sposò Lorenza Feliciani, quindicenne, alla quale Balsamo (sempre secondo Monsignor Barbieri) insegnò “a piacere e ad adescare gli uomini”. Continuò dappertutto con le sue attività truffaldine, con complici che l’aiutarono, lo tradirono, lo derubarono o lo piantarono in asso.

Nel 1771 i due coniugi si trovarono a Londra, con liti continue perché la moglie non riusciva più a trovare clienti per gli affari del marito. A Londra, sempre secondo Barbieri, Balsamo venne derubato di una grande quantità di topazi raccolti a Lisbona.

Dopo numerosi arresti e disavventure, abbandonò l’Inghilterra.

Durante la traversata conobbe l’avvocato parigino Duples che, manco a dirlo, s’innamorò di Lorenza e la convinse a denunciare il marito per truffa ed altri delitti. Dal processo che ne derivò gli storici poterono ricostruire i caratteri di Giuseppe e Lorenza, ma anche avere dei documenti ufficiali su Balsamo, al di fuori della farsa scritta da Monsignor Barbieri nell’ottica dell’Inquisizione.

Balsamo si spostò ancora in tutta Europa e dal 1775 le sue tracce si persero e mai più si parlerà di lui.

Se vogliamo commentare quanto detto, osserviamo che la figura che emerge da questa rilettura è un po’ strana e patetica: un imbroglione che truffa, litiga, subisce numerosi arresti e contemporaneamente viene raggirato, derubato ed è lui a ricorrere alla giustizia. Barbieri ci rappresenta in fin dei conti un povero delinquente incapace, perseguitato dalla sfortuna, che però viene ricevuto con tutti gli onori dal Gran Maestro dei Cavalieri di Malta. Questo è un controsenso. Comunque si tratta di una persona completamente diversa da quella che ritroveremo a partire dall’anno successivo, il 1776, a Malta dove compare sicuramente per la prima volta il conte di Cagliostro.

Lo stesso Goethe, pur convinto dell’unicità tra Balsamo e Cagliostro scrive, con riferimento all’arrivo del conte a Napoli: “Aveva acquisito un aspetto ed un linguaggio che non ricordava affatto, neppure alla lontana, gli imbrogli di Palermo… Si presentava meravigliosamente istruito in chimica, fisica, botanica, senza parlare delle scienze occulte”.

Io aggiungerei un uomo che più tardi nella prigione di Castel Sant’Angelo compilerà un diario in latino con intercalate frasi in arabo ed ebraico.

Come si perde ogni traccia storica di Giuseppe Balsamo, così non abbiamo alcuna notizia sicura di Alessandro conte di Cagliostro prima del 1776, o meglio abbiamo un decennio (1766-1776) in cui le azioni di Balsamo e Cagliostro sembrano intersecarsi, pur con una notevole difficoltà nel far corrispondere le date. Ma la mancanza di documenti non basta per accomunare due personaggi così diversi per cultura, comportamento e modo di essere.

Proviamo dunque a considerare qualche tesi diversa riguardo la nascita di A. conte di Cagliostro. Tra le molte, quella che mi sembra più convincente, anche se solo in parte documentata, è quella che, facendo combaciare date fornite da fonti diverse, fa nascere questo personaggio nel 1748 in Portogallo da una relazione extraconiugale del re Giovanni V.

Per evitare problemi nella successione al trono portoghese, Alessandro venne affidato ad un precettore che lo allontanò dal Portogallo e lo educò alle diverse scienze (botanica, medicina e studio delle religioni). Con il suo precettore visitò l’Oriente, l’Egitto, l’Arabia e le terre circostanti finché nel 1766 arrivò a Malta. Ed è proprio sulla nave che lo portava da Palermo all’isola, che incontrò il cavaliere Luigi d’Aquino, incontro fondamentale nella vita di Cagliostro.

A questo punto dobbiamo aprire una parentesi su questo personaggio.

Il cavaliere Luigi d’Aquino era secondogenito di un illustre casato napoletano, di antica stirpe longobarda. Il temperamento estroverso ed una mentalità da libero pensatore lo portarono ad interessarsi all’ermetismo ed all’ambiente massonico, con l’adesione nel 1763 all’antica Loggia “Alla Stella” di Napoli. Negli stessi anni, forse spinto dalla famiglia, entrò anche a far parte dei Cavalieri dell’Ordine di Malta.

A Malta Cagliostro, in compagnia di Luigi d’Aquino, venne accolto con estrema cordialità dall’Ordine ed alloggiato proprio nel palazzo del Gran Maestro Manuel Pinto de Fonseca.

Sottolineiamo che questo sarebbe stato impossibile per un delinquente comune come anche la presentazione da parte di Luigi d’Aquino.

Anche la libera Muratoria era ben presente a Malta. Fin dal 1746 vi operava la Loggia “Discrezione ed Armonia” d’impostazione ermetico templare.

Anche i Cavalieri di Malta si ritenevano eredi diretti dell’Ordine dei Templari. Infatti Papa Clemente V, dopo la soppressione del potente Ordine, aveva assegnato nel 1312 ai Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme tutti (o quasi tutti!) i beni appartenenti alla disciolta Milizia.

E’ indubbio che quest’isola rappresentò, nella vita di Cagliostro, la tappa principale. Qui conobbe Massoneria, Templari, Esoterismo, idee Rosacroce, Arti mediche ed alchemiche.

Nel 1767 lasciò Malta, assieme al d’Aquino, con lettere di presentazione per il barone Bretteville, Ministro dell’Ordine presso lo Stato Pontificio, per il cardinale Orsini e per lo stesso Papa Clemente XIII.

Luigi d’Aquino, nel frattempo ritornato a Napoli, ricoprì alti incarichi nella Loggia “Perfetta Unione”, mentre Cagliostro, grazie alla conoscenza del Cavaliere, entrò nel giro massonico napoletano con indubbio successo di fama e denaro. Sempre a Napoli, Cagliostro incontrerà un altro personaggio fondamentale nella sua vita: Raimondo de Sangro. In questo periodo contrasti e lotte di supremazia portano alla formazione di Logge diverse con riferimento alla Massoneria francese, inglese ed olandese. Solo nel 1750 si ritroverà una coesione con la nomina a Gran Maestro di Raimondo de Sangro, nella cui Loggia vi è un nucleo di chiara ispirazione rosacrociana. La loggia sarà frequentata più tardi da Cagliostro con Gran Maestro Francesco d’Aquino, fratello di quel Luigi conosciuto sulla strada di Malta.

Siamo così giunti al quarto punto, il Cagliostro Massone.

Nel 1776 Cagliostro ritorna a Malta, sempre ospite del Gran Maestro, per recarsi poi a Londra, dove il 12 aprile 1777 riceve l’iniziazione presso la Loggia Experance. La rapidità con cui ottenne il 34° grado della Massoneria Azzurra a Londra fa pensare che probabilmente la prima iniziazione fosse avvenuta durante il suo soggiorno a Malta.

Il suo percorso massonico continua in Europa, da Strasburgo a Lione. Nel 1783 ritorna a Napoli, dopo aver ricevuto una lettera di Luigi d’Aquino in cui si diceva gravemente ammalato.

Nel 1784 a Lione, che diventa il centro della sua opera massonica, stila definitivamente il Rito Egiziano. In questa città la Massoneria è in grande fermento, con diverse sette che si contendono adepti famosi: dal Conte di Saint Germain a Swedenborg, da Messmer (da cui il mesmerismo precursore dell’ipnosi, a Louis Claude de Saint Martin.

Durante gli anni della Rivoluzione Francese, del Terrore e poi del Direttorio, le vecchie Logge Massoniche, che avevano favorito la Rivoluzione stessa all’insegna del trinomio Libertè, Fraternitè, Egalitè, furono soverchiate da numerosissime altre legate al Giacobinismo.

La dottrina massonica non era più quella tradizionale, non si studiavano più il simbolismo, la cabala, l’alchimia, ma si parlava di politica e di come abbattere i tiranni. Poco alla volta la Massoneria si stava sfasciando, specie nei gradi più alti e le Logge non si curavano più né dei Templi esteriori, simbolici, né dei Templi interiori personali. Base dell’evoluzione spirituale di ognuno.

In questo clima le Logge antiche, consapevoli che dove c’è libertà non può esserci uguaglianza, non trovavano più spazio.

Ecco allora che Cagliostro si ritrova il compito, volontariamente o forse obbligato moralmente da Luigi d’Aquino, di divulgare quegli insegnamenti, appresi a Malta da Raimondo de Sangro ed in altre Logge dove viveva ancora quella Massoneria speculativa legata alle tradizioni, ai miti ed ai simboli, con riferimenti anche alchemici, tutte risalenti ad una prima tradizione ermetico alessandrina.

Ma la Massoneria di quel tempo, anche quella legata ad uno stadio speculativo, non poteva seguire le pratiche intessute di una fantasia stregonesca, indicate da Cagliostro nel suo Rito Egiziano che rappresentavano un ritorno troppo violento alla tradizione osirica dimenticata da occultisti e massoni nell’Illuminismo.

Medianità e sistemi divinatori usati dal grande Cofto nella Massoneria Egiziana rendevano difficile accettare anche quelle regole del Rito Egiziano che erano coerenti con il pensiero massonico (e direi anche teosofico) di sempre.

Il Rituale Egiziano si basa su sei comandamenti :

1) Amore di Dio

2) Rispetto del Sovrano

3) Venerazione per religione e leggi

4) Amore per i simili

5) Fedeltà e Devozione all’Ordine

6) Totale sottomissione alle regole del Rito

Oltre ai 6 comandamenti vi sono tre imperativi :

1) la Tolleranza

2) il Segreto

3) il Rispetto della natura

La Tolleranza è il rispetto di tutte le Religioni nella loro universalità ed il Rispetto della dignità umana. Il Segreto è la chiave iniziatica, è la forza che aiuta la meditazione, è la regola prima degli antichi Misteri. La strada verso la perfezione esige infatti labbra sigillate per concentrarsi sull’evoluzione della vita interiore. Il Rispetto della natura è la base della verità alchemica che vuol conoscere il segreto della Creazione nascosto nel creato stesso.

Cosa fanno i Massoni del Rito Egiziano? Fondamentalmente tre cose:

1) vi è l’uso di un pupillo come tramite per la Divinazione e la Chiaroveggenza

2) un rito di Rigenerazione fisica

3) un Rito di rigenerazione morale

La prima Cerimonia, la Divinazione, avveniva nel Tempio. I presenti erano chiusi in cerchi magici disegnati per terra. Con preghiere ed atti rituali si arrivava all’apparizione di Angeli. Un bambino o una bambina, detti o Pupillo o Colomba, preparati dal Maestro Venerabile, rispondevano alle domande di chiunque, guardando in una caraffa d’acqua dove vedevano scene del passato, del presente e del futuro.

Al di là di ogni commento relativo a possibili suggestioni o ipnosi (sicuramente almeno in parte presenti), importante in questo Rito era l’aspetto magico. Tutti i Riti Egiziani antichi erano fondati sulla magia intesa come unione tra Natura madre e Natura uomo. Voler scindere il pensiero esoterico egiziano dalle pratiche magiche è impossibile.

I tre grandi culti egiziani del Sole, della Natura e dei Morti non avrebbero fondamento valido se alle spalle non ci fosse stata una realtà magica, capace di realizzare l’incontro del Trinomio Natura-Uomo- Divinità.

Sotto ben altra luce appaiono le pratiche sulla Rigenerazione fisica e morale.

Nessuno si sognerebbe di seguire letteralmente le ricette alchemiche proposte dal “mago” Cagliostro. Ma si sa che dietro al linguaggio ed alle rappresentazioni comuni si nascondono significati più profondi. In quest’ottica non si può negare al Rito di Cagliostro una componente alchemica ed ermetica riferibile all’antica Loggia del de Sangro.

La purificazione dell’uomo terreno imperfetto, ha qualche riferimento con la Tavola di Smeraldo di Ermete Trimegisto e quindi non è certamente un’invenzione di Cagliostro, ma un riferimento purificatorio nell’androgino, quale essenza neutra completa, perfetta unione del principio attivo maschile con il principio passivo femminile. Con tali premesse, Cagliostro aprì il suo rito anche alle donne, creando per loro il Rito femminile di adozione.

Ancora poche parole sul significato simbolico del sigillo di Cagliostro.

Si tratta di un rettangolo che racchiude un serpente ritto sulla coda nell’atto di mordere una mela. Il serpente è trafitto da una freccia proveniente dall’alto che lo fa sanguinare. Sullo sfondo un cielo nuvoloso, un braccio di mare, una parte di arenile. Il rettangolo rappresenta i limiti del Tempio massonico. All’interno il serpente e la freccia che al di là di altre interpretazioni possibili e conosciute rappresentano probabilmente per Cagliostro le iniziali S la posizione del serpente e I la freccia, iniziali riferite in tutte le Società iniziatiche alle due parole Superiore ed Incognito. Il serpente ha moltissimi significati: dall’unità del bene e del male al diavolo tentatore, ma è anche la serpe di Mosè che trova posto nel Tempio di Salomone. Può essere anche un simbolo di Morte e Resurrezione.

Il serpente di Cagliostro però è simbolo egiziano e quindi collegato con la sua professione di guaritore. Nell’antico Egitto il serpente era il dio della guarigione e nell’antica Grecia lo troviamo sul caduceo di Esculapio, dio della medicina. Il fatto che sia ritto sulla coda e perciò si elevi, può simboleggiare la volontà dell’uomo di elevarsi dal proprio stato (Rigenerazione spirituale), ma contemporaneamente con l’atto di mordere la mela, simbolo di conoscenza, a cui tutti vogliono giungere, ritorniamo nella tradizione del peccato originale con la punizione divina, simboleggiata dal lancio della freccia, che impedisce al serpente d’ingoiare e dunque di possedere, sebbene se ne sia impadronito, la conoscenza stessa.

Lo sfondo del sigillo è un riferimento alla divisione tra cielo e terra. Complessivamente le simbologie del sigillo rappresentano i 4 elementi noti: terra, aria, acqua e fuoco.

Le immagini simboliche del conte di Cagliostro sono anche un punto di riferimento con la visione teosofica. Edoardo Bratina aveva sottolineato le affinità del rituale egiziano con quelle di Martinez Pasqually seguace del teosofo e veggente svedese Emanuele Swedenborg. A Cagliostro vengono attribuiti numerosi scritti, alcuni dei quali si avvicinano al pensiero teosofico “la Visione beatifica, la Chiamata degli Spiriti superiori, la Cabala divina, i Calcoli astrologici, la Santissima Trinosofia” (manoscritto attribuito anche al conte di Saint Germain).

Per capire il livello culturale di Cagliostro, è importante il suo diario, rinvenuto nella prigione di Castel Sant’Angelo, intitolato “Il Vangelo di Cagliostro”, scritto in latino con intercalate frasi in arabo ed in ebraico.

Per avere un concetto della filosofia occulta di Cagliostro, Bratina ha scelto la sua confessione resa davanti ai giudici di Parigi quando gli venne chiesto chi egli fosse. Questo testo è tratto dall’opera di Marc Haven nella versione del Gentile: “Sono un cavaliere errante, non sono di alcuna epoca né di alcun luogo. Il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza al di fuori del tempo e dello spazio e, se immergendomi nel mio pensiero risalgo il corso dell’età, distendendo il mio spirito verso un modo di esistere lontano da quello che voi percepite, divengo colui che desidero, partecipando coscientemente all’Essere assoluto. Il mio nome è quello della mia funzione: io sono libero. Il mio paese è quello in cui fisso momentaneamente i miei passi. Non ho che un padre.

Varie circostanze della mia vita mi hanno fatto supporre a questo proposito delle grandi e commoventi realtà, ma i misteri di questa origine e i rapporti che mi uniscono a questo padre incognito sono e restano i miei segreti. Quanto al luogo, all’ora dove il mio corpo materiale circa quarant’anni fa si è formato sopra questa terra, quanto alla famiglia che ho scelto per questo (vedi il concetto di karma e corpo causale in Teosofia), voglio ignorarli, non voglio ricordarmi del passato

per non aumentare le responsabilità (altro riferimento karmico) già pesanti di coloro che mi hanno conosciuto. Io non sono nato dalla carne né dalla volontà dell’uomo, io sono nato dallo spirito. Eccomi, sono un nobile viaggiatore, io parlo e la vostra anima freme riconoscendo antiche parole. Una voce che era in voi, che si era taciuta da lungo tempo, risponde all’appello della mia. Io agisco e la pace torna nei vostri cuori, la salute nei vostri corpi, la speranza ed il coraggio nelle vostre anime. Tutti gli uomini sono miei fratelli, tutti i paesi mi sono cari, li percorro perché dappertutto lo spirito possa discendere e trovare un cammino presso di voi. Ai re, di cui rispetto la potenza, non chiedo che l’ospitalità sopra le loro terre e, quando mi viene accordata, passo facendo intorno a me il maggior bene possibile, ma non faccio che passare. Io sono Cagliostro, vi occorre qualcosa di più? Se voi foste degli infanti di Dio, se la vostra anima non fosse così vana e così curiosa, avreste di già compreso, ma voi avete bisogno di particolari, di segni e di parole, ebbene ascoltate:

Ogni luce viene dall’Oriente. Io ho avuto tre anni come voi, poi sette, poi l’età di uomo, tre settenari fanno ventun’ anni e realizzano la pienezza dell’organismo umano (anche i settenari sono un riferimento teosofico). Nella mia prima infanzia ho sofferto in esilio (questo potrebbe essere un riferimento alla sua nascita in Portogallo) come Israele tra le nazioni straniere, ma come Israele aveva con sé la presenza di Dio, così pure un Angelo possente vegliava sopra di me, dirigeva i miei atti, illuminava la mia anima, sviluppando le forze latenti in me. Egli era il mio Maestro e la mia guida. Quando volli penetrare l’origine del mio essere e salire verso Dio, in uno slancio dell’anima, la mia ragione taceva e mi lasciava in balia delle mie congetture.

Un amore impulsivo verso ogni creatura, un’ambizione inarrestabile, un sentimento profondo dei miei diritti, mi spingevano verso la vita e l’esperienza progressiva delle mie forze, del loro gioco e dei loro limiti. Un giorno il cielo esaudì i miei sforzi, si ricordò del suo servitore ed ebbi la grazia di essere ammesso, come Mosè, dinnanzi all’Eterno (conflitto spiritualità-materialismo e distacco dalla realtà).

Libero e padrone della vita non pensai più che d’impiegarla per l’opera di Dio. Vi sono degli esseri che non hanno più angeli custodi. Io fui uno di questi. Ecco la mia infanzia, la mia gioventù quale il vostro spirito inquieto e desideroso di parole reclama. Ma che sia durata più o meno anni, che si sia svolta nel paese dei vostri padri o di altre contrade, che v’importa? Non sono un uomo libero?”.

Anche in ambito teosofico vi è una certa confusione sul personaggio diCagliostro. H.P. Blavatsky in un articolo su Lucifer afferma: “La causa principale dei suoi dispiaceri fu il matrimonio con Lorenza Feliciani…”, dando così l’impressione di identificare anche lei Balsamo con Cagliostro. Sempre la Blavatsky nel Glossario Teosofico aggiunge: “…ma la vera storia non è mai stata detta. Il suo destino fu quello di ogni essere umano che dimostra di sapere assai di più del suo prossimo e perciò venne perseguitato con menzogne e accuse infamanti. Ciononostante fu amico e consigliere dei più alti e potenti personaggi di ogni paese che visitò. Infine fu processato e condannato a Roma e si disse che morì in carcere durante la prigionia. Tuttavia la sua fine non fu del tutto immeritata perché si dimostrò infedele in qualche modo ai suoi voti, venne meno alla castità e soccombette all’ambizione e all’orgoglio”.

Vorrei concludere sottolineando che abbiamo visto un Alessandro conte di Cagliostro ben diverso dal truffatore Giuseppe Balsamo. Iniziato a Malta ed “utilizzato” dal de Sangro, complice il d’Aquino, divenne divulgatore (volontario o obbligato?) di un preciso disegno, costruito da una dottrina massonica appresa da antiche Logge, con inclinazioni alchemiche, esoteriche, templari e rosacrociane, con l’intento di riportare la massoneria verso una speculazione spirituale più vicina ad edificare un tempio interiore. Senza una guida attenta, si lasciò prendere la mano. Credendo di poter essere al di sopra di tutti, venne abbandonato dalla Massoneria, dimenticato dalla Francia rivoluzionaria che aveva utilizzato le sue lettere al popolo e usato dalla Chiesa come capro espiatorio verso quella Massoneria che nessuna Bolla aveva potuto cancellare e che aveva al suo interno troppi prelati.

Senza una guida attenta e con un guizzo di esaltazione quasi distaccata dalla realtà, si lasciò prendere la mano.

Una cosa è certa: da allievo o da esecutore, ha portato fino alle estreme conseguenze la propria immagine d’iniziato, da lui sopravvalutata. Ma questo spirito di sacrificio lo rende comunque meritevole, malgrado tutto, di un profondo rispetto.

Il giudizio vero probabilmente non è quello né d’impostore né d’iniziato, ma si concretizza nelle poche parole che il Mahatma K.H. scrisse a A.P. Sinnett nell’ottobre del 1882, riferite a Cagliostro e a Saint Germain: “Furono uomini della più alta educazione e livello”. Forse non maestri, ma sicuramente non impostori.

E’ evidente che il Mahatma K.H. non poteva considerare uomo della più alta educazione e livello un imbroglione che tra l’altro aveva spinto una moglie giovanissima ad usare il proprio corpo per favorire gli affari del marito. Quindi anche per lui Balsamo e Cagliostro erano due persone diverse e Cagliostro con le sue contraddizioni, esaltazioni, ma anche spirito di sacrificio, dimostrò di non essere un iniziato, ma uomo di alta educazione e livello.

 

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