Centri spirituali e loro lavoro
Di: Charles Webster Leadbeater (1847-1934)
Talvolta vien posta la domanda: “Quale lavoro occorre intraprendere per fondare un Centro Spirituale?”.
L’unica cosa da fare è di radunare poche persone che siano realmente interessate alle idee teosofiche e farle così vivere insieme per compiere il loro lavoro. E’ pure necessario per la continuazione di un prospero lavoro spirituale di tale Centro che queste persone siano in buoni rapporti fra di loro. Conobbi dei casi in cui delle persone che si unirono per dedicarsi a nobili scopi, nondimeno erano in continue querele fra loro su come il lavoro doveva essere fatto o se questa o quell’altra parte del lavoro era la più importante. Un tale Centro poteva anche fare molto bene sul piano fisico, ma non sarebbe stato di alcuna efficacia sul piano mentale, perché i piccoli continui contrasti avrebbero impedito la regolare effusione di correnti di pensieri. Uno dei fattori più importanti per un proficuo lavoro spirituale è la perfetta armonia. Le persone che compongono il Centro stanno tutte lavorando per un determinato scopo e tutte pensano più o meno lungo queste linee di lavoro, emettendo in tal modo una corrente definita di influenza.
Se volete ottenere buoni risultati dal vostro Centro Spirituale è necessario non soltanto che tutti lavorino per lo stesso scopo e pensino il più possibile alle stesse cose, è pure necessario che realizzino un alto livello di sentimento fraterno fra loro, altrimenti andranno soggetti a piccoli urti costanti che impediranno in modo assoluto il lavoro di influenze del genere di cui stiamo parlando. E’ cosa molto difficile e delicata far entrare qualunque Centro in un tale ordine di lavoro da poter essere usato sia per questo lavoro superiore che per quello inferiore.
Il potere di pensare per se stessi e seguire una linea individuale fa parte del corredo di cui abbisognate per poter aiutare il mondo. Dobbiamo essere in un certo senso dei pionieri ed i pioinieri fanno sempre qualcosa che non è stata fatta prima; perciò siete in un certo senso degli individualisti. Quando voi portate a contatto fra loro certe persone in questa stretta associazione quotidiana, inevitabilmente vi sarà qualche piccolo screzio, non sarebbe naturale se capitasse altrimenti. Occorrono degli anni, talvolta, per spegnere l’antipatia del tutto naturale che persone di un temperamento sentono per quelle di un altro temperamento, per eliminare quella antipatia a tal punto da non più influenzare l’aura del luogo e l’irradiazione spirituale. So che questo suona poco naturale. Non dico che le persone debbano tutt’un tratto cambiare, ma affermo che esse dovrebbero acquistare una quantità quasi superumana di tolleranza, il che teoricamente è una cosa eccellente, ma estremamente difficile da porre in pratica.
E’ la specie di associazione molto intima che, quando vivete in una grande casa, è tanto difficile, a meno che non esista una vera affezione fra le persone interessate. Al “Manor”, per esempio, vivono circa 50 persone in una grande casa. Esse non hanno necessità di vedersi fra loro più di quanto non lo desiderino; hanno camere separate; ma per fare un buon Centro esse devono conoscersi l’un l’altra e devono mettersi al di sopra di qualunque contrasto che potesse sorgere. Devono essere tutti rigorosamente decisi ad indulgere sulle particolarità altrui e sforzarsi energicamente a mai giudicare male o aver malintesi, di modo che ciascuno riconoscerà sempre negli altri lo stesso zelo, la stessa sincerità e buona intenzione che sente entro di sé. Gli attriti debbono essere totalmente eliminati in modo da costituire una superficie liscia. Soltanto quando l’unità è perfetta si incomincerà a raccogliere un risultato positivo.
Potreste chiedere quale genere di lavoro compia un tale Centro. Ve ne sono parecchi. Penso che tutti noi siamo convinti dell’esistenza dei Maestri. Sappiamo che Essi lavorano sempre per il progresso dell’umanità e che sono pronti a cogliere ogni occasione che a Loro viene offerta. Supponiamo che ci sia un certo numero di persone che si raduna e che cerca di fare di se stesso un’unità. E’ questa un’opportunità per i Maestri di effondere la Loro influenza e di farla irradiare.
Abbiamo sentito dire che i Maestri assumono dei discepoli. Non credo che questa sia la parola giusta da usare. Sarebbe meglio dire che assumono degli apprendisti. Essi li usano non soltanto per prepararli ad agire, ma per irradiare le forze per mezzo loro. Il discepolo o apprendista viene preparato alla meditazione. Egli fissa la sua mente molto fortemente sul Grande Essere che lo istruisce e lo aiuta e perciò diventa una specie di canale aperto a questa influenza particolare: canale di comunicazione fra questo altissimo livello e se stesso.
Un’altra cosa egli deve fare e deve cercare di fare, e cioè essere sempre in condizione di emettere pensieri e sentimenti di aiuto. Se egli scorge qualcuno in pena od in sconforto, subito cerca di lanciare dei buoni pensieri sopra questa persona, di far cadere su di essa una pioggia di benedizioni e di pensieri soccorrevoli per consolarla. Con la pratica ne risulterà che egli verrà ad essere uno strumento aperto a tutte le influenze superiori.
Avete così un imbuto aperto a pensieri d’ordine superiore, che potete dirigere direttamente sul piano fisico, e sul piano fisico irradiarli tutt’intorno. Se avete un certo numero di tali persone riunite, ed i loro pensieri sono (non sempre, naturalmente, ma nel complesso) diretti verso l’alto, diretti ad aiutare il mondo, formerete un meccanismo molto bello per la distribuzione di tale pensiero. Un tale Centro sarà un canale attraverso cui gli Esseri superiori possono versare il loro pensiero e la loro forza.
L’ordinamento per la fondazione di un tale Centro deve essere fatto tanto sui piani superiori che sul piano fisico e pertanto se potete iniziare tale parte di lavoro con un gruppo di persone già strettamente vincolate fra loro, avrete maggiore probabilità di successo. So che la cosa è difficile ed involge tutto l’ambiente. Un Centro di questo genere sarebbe meglio fondarlo un po’ discosto dal tumulto della vita ordinaria. Non è bene che si trovi in una strada movimentata di una grande città perché la pressione che la circonda sarebbe nella falsa direzione. Vi è poi tutta la questione di ciò che vien chiamato influenza angelica. L’intervento degli Angeli avvantaggia in misura incalcolabile il lavoro di un Centro e ovunque se ne voglia formare varrebbe la pena di tentare di venire in contatto con le legioni angeliche per rendere più spedito il lavoro.
Questo è un piccolo abbozzo di ciò che dovrebbe essere uno speciale Centro e di parte del suo lavoro sui piani superiori. Esso irradierebbe ogni sorta di buoni sentimenti che può dirigere verso un punto particolare se lo desidera, oppure può continuare ad effonderli tutt’intorno, e far sì che siano raccolti ed usati da quelli che pure lavorano per il bene dell’umanità su altre vie. Sul piano fisico il Centro dovrebbe eseguire qualche buon lavoro per gli altri.
Da The Australian Theosophist e ripubblicato nel St. Michael’s News del gennaio 1946 e da Rivista Italiana di Teosofia ad agosto/settembre 2007.