Il lato nascosto delle festività cristiane

 Di: C.W. Leadbeater

Prefazione

Queste note sull’anno liturgico, originariamente erano destinate al primo volume della “Scienza dei Sacramenti”, ma poi trovammo che c’erano molte più cose da dire al riguardo di quelle che possono essere compresse in un capitolo e che sembrava meglio dedicarvi un volume separato.

Il libro in gran parte è la trascrizione di alcuni sermoni tenuti ad una congregazione, per i cui membri le idee qui contenute erano nuove. A causa del molto lavoro non ho più avuto il tempo di dare organicità agli scritti e quindi vi si troveranno occasionali ripetizioni e forme colloquiali ma sembra la cosa migliore lasciare che essi vengano comunque diffusi perché in ogni modo possano essere di una qualche utilità agli studenti della Chiesa Cattolica Liberale e delle religioni in generale.

                                                          C.W. Leadbeater

Parte prima

 Le festività

Dio ha un piano per l’uomo e questo piano è l’evoluzione. Da Lui veniamo e a Lui ritorneremo.

I filosofi orientali ci dicono che siamo sul “Nivritti Marga”, il sentiero di ritorno e un poeta moderno ha detto la stessa cosa con altre parole: ”Lo scopo della vita è quello di ri-salire verso Dio”.

La Chiesa di Cristo esiste unicamente per aiutare l’umanità in questo processo e ha metodi ingegnosi di offrire il suo aiuto.

Uno di questi è la preparazione dell’anno liturgico, che differisce in qualche modo da quello della vita civile.

Generalmente parlando, esso si divide in due parti. La prima è dedicata al metterci di fronte, in modo drammatico, i veri stadi del sentiero che abbiamo da percorrere, mentre la seconda alle applicazioni pratiche di quello che ci è stato insegnato. In tutte e due le sezioni sono disseminate varie festività, ciascuna delle quali serve a ricordarci qualcosa di importante e a sollecitarci a fare uno sforzo speciale, in tali occasioni, legato all’evento stesso. E, per rendere questo più facile, in quei momenti vi è un riversarsi supplementare di forze dal mondo superiore.

Come diciamo nel nostro rituale: “La prima parte dell’Anno Liturgico, dall’Avvento alla Pentecoste, è dedicata alla commemorazione delle varie scene nel Mistero-Dramma della vita di Cristo, che è poi quello di ogni cristiano, come sottolineò Origene”.

Ci sono quattro stadi principali in questo processo. Coloro che si sono interessati a tale argomento da un altro punto di vista, sanno che nelle religioni orientali essi sono chiamati “Le Quattro Grandi Iniziazioni”. Tutto ciò si trova anche nel Cristianesimo, ma le parole sono diverse.

La prima è simbolizzata nella nascita del Cristo – ovvero quella prima Grande Iniziazione che è la nascita dell’uomo nella Grande Fratellanza Bianca, quella che nei Vangeli viene sempre definita come “Regno dei Cieli”. Non possiamo capire i Vangeli, trarne un senso, se consideriamo il Regno dei Cieli come il Paradiso dopo la morte. Se riusciamo a comprendere che il Regno dei Cieli è una grande comunità di esseri viventi, potremo intuire perché è difficile, gravoso per l’uomo ricco entrarci e potremo vedere come tutte le promesse fatte al riguardo siano esatte alla lettera, altrimenti non avrebbero alcun senso.

Nella prima iniziazione ha luogo anche la nascita del Principio Cristico nell’uomo, poiché la monade e l’Ego - Spirito e Anima per usare termini cristiani – diventano Uno per un meraviglioso momento.

Il secondo di questi grandi stadi o iniziazioni è simboleggiato dal Battesimo di Nostro Signore. Non dobbiamo confonderlo con quello che viene impartito ai bambini. E’ quello di cui parlava Giovanni il Battista: “Io vi battezzo con l’acqua, ma verrà dopo me Colui che vi battezzerà con lo Spirito Santo e col Fuoco”. C’è un “riversamento” dell’Iniziazione al Candidato, a quella seconda grande cerimonia, che ha davvero tutta l’apparenza di un Battesimo di fuoco.

La trasfigurazione è la rappresentazione della terza di queste grandi iniziazioni, poiché veramente la Monade, lo Spirito, con essa trasfigura l’anima e l’anima a sua volta trasfigura il corpo – la personalità – come spesso la chiamiamo.

     Passando alla quarta troviamo che la gente pensa che sia un’Iniziazione davvero terribile: sebbene sia anche una di quelle di più grande gloria, visto che il candidato soffre la Crocifissione e, se la prova è superata con successo, è sempre seguita dalla vittoria della Risurrezione.

     Se leggiamo il resoconto della vita di qualche mistico che sia passato attraverso questo meraviglioso stadio, noteremo quanto questi eventi si susseguano da presso l’uno all’altro e quanto il Cristianesimo li rispecchi fedelmente. Vedremo inoltre come di solito ci sia un piccolo “trionfo terreno” come quello del Cristo nella domenica delle Palme e dopo sempre un complotto di nemici per fare cadere in disgrazia il candidato; ci sono di continuo incomprensione e malintesi che lo riguardano e lo mettono in cattiva luce e, dopo questo passaggio, viene la grande gloriosa Risurrezione oltre le sofferenze, nella vita eterna – eterna per quanto riguarda questo mondo, poiché l’uomo che ha fatto quel passo non ha più bisogno di rinascere ancora su questa terra.

     Dopo di ciò viene il quinto gradino, l’ultimo di tutti, quello che fa dell’essere un Superuomo.

     Esso è simboleggiato dall’Ascensione in cielo e dalla discesa dello Spirito Santo. C’è un’immensa quantità di dettagli in cui non entrerò ora, ma si può comunque vedere come l’interpretazione simbolica sia coerente e ragionevole. Non c’è discussione contro di essa, mentre l’affermazione che il resoconto sia storico può essere contestata su ogni punto.

     Molti degli eventi descritti come accaduti realmente nell’ultima vita di Cristo sono commemorati nel giorno in cui si presume siano avvenuti, sebbene su questo argomento ci siano state, nella storia ecclesiastica, notevoli divergenze di opinione.

     Il grande gruppo di festività le cui date sono determinate dalla Pasqua, cade in giorni diversi del mese ogni anno, ma viene deciso in riferimento alla luna piena della Pasqua, proprio come nell’antica Pasqua ebraica.

     L’altro gruppo di festività, dipendenti dal Natale, ha date fisse: l’annunciazione, il Natale stesso, l’Epifania e la Presentazione al Tempio del Cristo. È poco ragionevole supporre che ciascuna di esse sia storicamente corretta, ma sono state sistemate in maniera da essere conseguenti l’una all’altra.

Avvento

Per noi, come per la Chiesa di Roma e d’Inghilterra, la prima domenica dell’Avvento è considerata essere il capodanno ecclesiastico. Anche le chiese greca o russa osservano la stessa tradizione ma aderiscono al vecchio calendario e pertanto iniziano l’anno dodici giorni dopo di noi.

     La prima grande festa dell’anno ecclesiastico è quella della nascita del Cristo (Prima Grande Iniziazione) ma la Chiesa, nella sua saggezza, ha stabilito che per ciascuna delle festività più importanti ci sia un periodo di preparazione e così, prima del Natale, c’è la stagione dell’Avvento.

     Non è solo un modo di dire, quello di esortare ad essere preparati al Natale durante l’Avvento; il Natale non è solo un compleanno, la commemorazione della natività del Signore ma anche un momento in cui si riversano speciali forze spirituali e, se ben preparati, ne riceviamo con più abbondanza.

     Le quattro domeniche dell’Avvento sono dedicate dai mistici della Inner School of Christianity alla contemplazione delle quattro qualifiche per la prima Iniziazione: Discriminazione, Assenza di desiderio, Buona condotta e Amore, ma di questo non è rimasta traccia nella Chiesa moderna, salvo la sostituzione del rosa col viola come colore per la terza domenica.

     Come spiegato nella nostra Liturgia(e più esaurientemente nel primo libro di questa serie: “La scienza dei Sacramenti”), la Chiesa utilizza diversi tipi di vibrazioni, quelle che possiamo vedere come colori, per aiutarsi ad imprimere sui membri le varie lezioni che devono essere imparate nel corso dell’anno.

     Nei periodi di preparazione (Avvento, Quaresima e Vigilia di Ognissanti) il colore scelto come più utile è il porpora, che irradia luce ultravioletta e ha proprietà purificanti e risananti. All’incirca verso la metà dell’Avvento e della Quaresima c’è una domenica in cui è prescritto il rosa. In base a certi curiosi equivoci questi periodi preparatori sono stati considerati come momenti di penitenza e di afflizione e si supponeva che la domenica “in rosa” fosse stata introdotta come una specie di mitigazione del dolore, un momentaneo sollievo dall’austerità. Una teoria più attendibile spiega che, essendo il nostro amore per Dio l’unico motivo del nostro tentativo di autopurificazione, questo drammatico cambio di colore nel bel mezzo della stagione ha lo scopo di ricordarci il profondo e vero affetto che deve sottostare e permeare ogni sforzo che facciamo, se esso deve avere un successo duraturo. Deve ricordarci anche la gioiosità che dovrebbe caratterizzarci per tutto l’anno, poiché non è con l’afflizione senza costrutto per i nostri peccati, ma con la ferma risoluzione a non commetterli più, che possiamo renderci adeguati ad utilizzare al meglio la gloriosa festività che si approssima.

     La Chiesa Cattolica ha sempre riconosciuto la natura duale dell’Avvento, che è sì la preparazione per la venuta del Cristo, ma anche la celebrazione della nascita nella Sua ultima vita sulla terra. Le Chiese di Roma e d’Inghilterra parlano di questa seconda venuta e implorano i loro membri a prepararsi, ma anche qui c’è una grande quantità di equivoci. Nelle Scritture Cristiane questo fatto è confuso con l’idea della fine del mondo, cosicché la gente che pensa alla seconda venuta del Cristo generalmente la collega con la fine di tutto quello che conosce e così la teme. Nei Sermoni e negli Inni collegati con questa Venuta, si trascina ancora un sentore della penosa anticipazione dell’orribile discesa dal cielo fisico, accompagnata da spaventosi fenomeni meteorologici. Vorrei che fosse chiaro che tutto ciò non è solo folle ma anche blasfemo e che gli uomini che insegnano tale erronea concezione della vera dottrina cristiana e così diffamano e degradano il nostro Padre Celeste, hanno responsabilità molto serie. Niente di tutto ciò si trova naturalmente tra i veri mistici, che sanno da sempre che Dio è Amore e che non hanno mai temuto nessuna manifestazione della Sua presenza, perché sanno che, sia che lo vedano o meno, egli sarà sempre con loro fino alla fine dei tempi.

     Tutta la paura di Dio viene da un equivoco. La seconda Venuta del Cristo è davvero connessa con una fine; ma non è la fine del mondo, bensì la fine di un’era. La parola greca AION, è la stessa di eone in inglese, e proprio come Cristo aveva detto 2000 anni fa, la Legge Ebraica era arrivata alla fine – poiché egli era venuto a portare una nuova Legge – quella del Vangelo. Così la diffusione del Vangelo sarebbe finita qualora egli fosse venuto di nuovo a portarne un’altra. Egli darà gli stessi insegnamenti poiché la Verità è una, ma forse in una nuova veste, più adatta ai tempi.

     L’insegnamento sarà certo lo stesso, dal momento che è apparso in tutte le fedi esistenti le quali, sebbene differiscano nel modo di presentarlo, sono tutte assolutamente d’accordo nella maniera di vivere cui chiedono ai loro seguaci di adeguarsi.

     Troviamo considerevoli differenze tra gli insegnamenti esoterici di Cristianesimo, Buddismo, Induismo, Islamismo ma se esaminiamo gli uomini retti di ciascuna religione e osserviamo la loro vita pratica, troveremo che conducono tutti esattamente la stessa vita e aderiscono tutti alle stesse virtù che un uomo giusto deve possedere, tanto quanto esistono le stesse malvagità. Come persone di buon senso, dobbiamo riconoscere che le cose davvero importanti in ogni religione non sono le vaghe speculazioni metafisiche su questioni riguardo alle quali nessuno può veramente sapere qualcosa di certo, poiché queste non hanno influenza sulla nostra condotta; ciò che importa sono i precetti che toccano la vita quotidiana, che ci fanno questo o quel tipo di persone, nelle relazioni con gli altri. Tali precetti sono gli stessi in tutte le religioni esistenti e così sarà per quelle nuove, quali che esse siano.

     Forse possiamo inoltrarci un pochino nel considerare quello che Egli insegnerà nella Sua Venuta, poiché c’è qualche informazione al riguardo che possiamo considerare.

     Ricorderete che prima di questo Istruttore del Mondo la carica era ricoperta dal Signore Gautama, colui che gli uomini chiameranno il Buddha. Egli era definito Signore della Saggezza. Diede molti insegnamenti, tutti però centrati sull’idea che conoscenza significa salvezza e che i mali del mondo provengono dall’ignoranza.

     L’attuale Istruttore del Mondo porta il nome di Maitreya, che vuol dire gentilezza o compassione e, proprio come il Signore Buddha veniva chiamato Signore della Saggezza, il Maitreya è definito Signore dell’Amore o della Compassione. La Verità Centrale del Suo insegnamento, quella su cui mette l’enfasi, è che tutti i mali del mondo vengono da una mancanza di amore e fratellanza. Due volte Egli è apparso: come Krishna in India e come Cristo in Palestina. Nell’incarnazione come Krishna la grande caratteristica era sempre l’amore: ancora oggi la religione che ha fondato si perpetua nella più toccante devozione verso Krishna bambino. Di nuovo, nella sua nascita in Palestina, l’amore era il grande tema del Suo insegnamento. Diceva: “Vi do questo nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come Io ho amato voi” e chiese ai suoi discepoli di essere Uno con Lui così come Egli era Uno con il Padre.

     Il Suo discepolo più vicino, S. Giovanni, che visse molto a lungo (oltre 100 anni), persino nei giorni della sua estrema vecchiaia, nonostante non riuscisse a tenere più lunghi sermoni, esortava i più giovani dicendo loro di amarsi gli uni gli altri.

     Anche quel piccolo libro che si chiama: “Ai Piedi del Maestro” e che raccomando vivamente, i cui insegnamenti vennero impartiti da un Maestro di Saggezza che è lui stesso discepolo dell’Istruttore del Mondo, è fortemente permeato dallo stesso Spirito di Amore.

     Per noi che sappiamo dell’approssimarsi della sua venuta, l’Avvento non è un tempo di timore ma di gioioso ricordo e di ancor più gioiosa anticipazione.

     Nella Stagione dell’Avvento dovremmo avere ben presente la necessità della qualità della discriminazione nel prepararci per la nostra propria Iniziazione e anche per la venuta del Signore.

     Potrebbe essere utile per noi pensare a come questa grande qualità possa essere utilizzata nei nostri sforzi per diffondere la conoscenza dell’ormai prossima venuta e a come, nel nostro lavoro di preparazione, possiamo usare la saggezza del serpente tanto quanto l’innocuità della colomba.

Natale

Natale è una delle più grandi festività della Chiesa, superata forse solo dalla Pasqua, poiché se in questo giorno celebriamo la nascita del Sole Dio, a Pasqua acclamiamo la Sua vittoria sul potere delle tenebre.

     Il Cristianesimo, come tutte le altre religioni, è stato fondato nell’emisfero nord e conseguentemente le sue festività cadono in un momento poco appropriato, se consideriamo la cosa dall’emisfero sud.

     Questa festa si celebra all’equinozio, quando il giorno diventa più lungo della notte e simboleggia la vittoria del Sole Dio sul potere delle tenebre. Era stata istituita migliaia di anni prima della nascita di Gesù ed è stato abbastanza naturale per la Chiesa delle origini adottarne le date, per le sue celebrazioni.

     La vera data della nascita di Cristo non la conosciamo, ma da varie indicazioni sembrerebbe probabile che fosse da qualche parte in primavera. Il 25 dicembre venne comunque scelto agli inizi della storia ecclesiastica per la sua coincidenza con la grande celebrazione del Sole e venne naturale avvantaggiarsi di quella che era già una festa pubblica.

     Coloro che non afferrano il significato simbolico della vita del Cristo naturalmente pensano che tutte queste festività ecclesiastiche siano semplicemente storiche ma noi che stiamo cercando di penetrare un po’ più profondamente nella Verità, troviamo interessante cercarvi significati più profondi.

     Quali sono i punti che la Chiesa Cattolica Liberale ama rammentare riguardo alla grande festa del Natale? A me sembra che ce ne siano almeno sette e cercherò di spiegarveli uno per uno.

     1) Non possiamo certamente ignorare l’aspetto storico del giorno, anche se sappiamo che non è un vero anniversario. Siamo chiamati, nel giorno di Natale, a considerare la discesa sulla terra del grande discepolo Gesù, e a ringraziarlo per questo e per tutto ciò che è poi avvenuto di conseguenza. Fu Lui a dare in prestito il Suo corpo al Grande Istruttore, così che potesse venire a fondare la Sua religione e a diffondere il Suo Vangelo sulla terra.

     Questa idea può sembrare strana a certuni ma è comunemente accettata da coloro che hanno afferrato il concetto di reincarnazione, da chi conosce qualcosa del potere e della dignità del Grande Uno che noi chiamiamo l’Istruttore del Mondo. Egli sa che non sarebbe “economico” per lui e non sarebbe stato un buon uso dei suoi meravigliosi poteri, occupare un corpo umano attraverso tutto il periodo della nascita e della crescita, ovvero di quelli che sono i primi stadi della vita. Così uno dei suoi discepoli si è fatto carico di tutto questo per suo conto ed Egli, una volta pronto a farlo, è “entrato” nel corpo pienamente sviluppato e pronto e lo ha usato per i soli scopi per i quali ne ha preso possesso. Poiché Egli stesso vive abitualmente su un piano ben più alto e da là porta avanti un lavoro così magnifico, è così oltre le nostre concezioni, che ci è di poca utilità cercare di capirlo, se non nelle linee principali.

     In questo caso particolare, un discepolo avanzato del Cristo Signore nacque nell’anno 105 a. C. tra i discendenti di Re David, come Figlio di Giuseppe e Maria e gli fu dato il nome di Gesù. Egli si prese cura di quel corpo fino a che ebbe circa 30 anni e poi lo passò al Cristo, che lo utilizzò per i tre anni del Suo ministero terrestre. Il discepolo Gesù poi rinacque come Apollonio da Tiana, proprio in quella data che noi di solito consideriamo come l’inizio dell’era Cristiana e mille anni più tardi riapparve come il Grande Maestro Ramanujacharya, che lasciò una profonda impronta sul pensiero indiano.

     Comunque sia, noi non lo riveriamo più come discepolo, ma come Maestro Gesù.

     Non è necessario credere nell’esattezza storica della vita di Gesù, poiché le stesse incantevoli leggende riguardano anche le altre incarnazioni dell’Istruttore del Mondo ed è piuttosto difficile supporle valide alla lettera. Ciascuna di queste nascite, però, è un grande evento ed è portatrice di fenomeni inusuali, provenienti dai piani superiori, che qualcuno avrà pur visto, tra coloro che in tale periodo vivevano sul piano fisico.

     2) In questa occasione ricordiamo la discesa della seconda persona della Santa Trinità nella materia e, proprio come nel ciclo più piccolo dobbiamo profonda gratitudine al Grande Istruttore del Mondo per la Sua discesa in un corpo umano allo scopo di guidarci, così dobbiamo profonda gratitudine per la grande Deità Solare stessa e per quella Sua volontaria limitazione del Suo Potere e Gloria, grazie alle quali siamo venuti in esistenza.

     Ci sono molte persone, al mondo, che affermano di non sentire gratitudine per essere state portate all’esistenza, poiché la vita per loro è più dolore che gioia e che se fossero state consultate prima avrebbero preferito non essere qui. Ma chi parla in questo modo pensa solo a quel poco che sa e vede del grande ciclo della vita, non conosce niente di quella Gloria che sta davanti a noi e non si rende affatto conto del potente piano di cui è un’infinitesima parte. Coloro tra noi che sono tanto fortunati da conoscere almeno un poco di quel glorioso disegno, non possono far altro che sentirsi pieni di viva ma umile ammirazione per esso, poiché vedono che, oltre la nostra incapacità del presente stanno la meraviglia e la bellezza del futuro. Cerchiamo di mostrare gratitudine, allora, provando a comprendere la Sua manifestazione, per quanto siamo capaci e di cooperare intelligentemente con essa.

     3)Come già detto il Natale ci ricorda la prima delle Grandi Iniziazioni, della quale è un simbolo.

     Dobbiamo pensare allora che cosa significa questa prima Iniziazione per noi – essa è realmente una seconda nascita – una nascita nella grande Fratellanza Bianca.

     L’Istruttore del Mondo è davvero un Salvatore, ma non solo per l’Iniziato, bensì per tutti noi: i Suoi insegnamenti sono quelli che ci salvano dall’errore e dall’ignoranza.

     In tale occasione non solo dovremo guardare con gioia al momento in cui questa meravigliosa Iniziazione sarà nostra, ma dovrebbe pure essere il tempo per la gratitudine per coloro che l’hanno già ottenuta e quindi ringraziare per i Santi, per l’elevazione che hanno dato all’umanità e non solo con l’incoraggiante esempio.

So bene che per molti buoni e onesti cristiani è uno shock sapere che il racconto del Vangelo non è storia ma mito. Quando si afferma questo, la gente immediatamente dice: “Ci stai portando via il nostro Gesù, il nostro Salvatore, negando la Sua esistenza storica”. Non lo stiamo negando, assolutamente, ma sosteniamo che la storia del Vangelo, come ora è scritta, non si è mai inteso che fosse il vero resoconto della vita di quel grande Istruttore del Mondo che è stato il Cristo. Poco sappiamo della vera storia della Sua vita. Pare certo che alcune parti di essa siano intrecciate con questo mito; sembra però che alcune delle affermazioni che nel Vangelo sono attribuite al Signore Cristo siano state da Lui veramente pronunciate. Pare egualmente che altre non lo siano state ed è anche assodato, per chiunque comprenda la materia e abbia letto qualcosa sulle religioni comparate, che l’intero resoconto sia stato reso in quella forma allegorica intenzionalmente; che rappresenti non la storia della vita di una qualche persona, ma la storia spirituale di ogni vero seguace del Cristo. Ovviamente non è una storia, ma un dramma, una collezione di episodi ordinati come per una rappresentazione su un palcoscenico.

Questa idea che sembra così nuova a molti, non lo è poi per tutti. Era piuttosto evidente per i più grandi tra i Padri della Chiesa. E’ strana solo per noi, poiché abbiamo ereditato una buona parte delle ombre del Medioevo. Ormai non è più il tempo della fede cieca, verso ciò che la nostra ragione ci dice essere impossibile. Abbiamo bisogno di comprendere il significato di questa bellissima storia e questo lo possiamo fare facilmente.

Origene, il più grande tra gli scrittori degli inizi del Cristianesimo, ci spiega la cosa in maniera molto chiara. Egli afferma che a quell’epoca c’erano, come certamente ci sono ora, due tipi di Cristiani. Coloro che egli chiamava Cristiani “somatici”, che significa Cristiani “fisici”, intendendo dire coloro che credono nella storia come ad una storia. Della loro dottrina egli diceva: “Cos’altro puoi avere di meglio per l’insegnamento alle masse?”. Ma aggiungeva come parimenti evidente che i Cristiani “spirituali” professano una forma ben più alta di religiosità, in cui si possono cogliere i significati profondi di tutte queste allegorie. La rappresentazione del Cristo, nelle Sue parabole, è quella di Colui che narra una storia con due significati. In primo luogo la storia puramente “fisica” per i bambini, che descriveva (per esempio) come il seminatore svolgeva il suo compito; in secondo luogo, c’era una spiegazione intellettuale, dove il seme rappresentava la parola di Dio, il seminatore era il predicatore mentre i differenti tipi di terreno erano i diversi tipi di cuori sui quali si imprime. Terzo punto: c’era sempre un significato interiore e, ancor più, spirituale, che non viene rivelato, che in questo caso particolare è il riversarsi della vita divina sui vari piani e sui vari mondi.

     Origene sostiene che proprio come le parole del Cristo hanno anche un’interpretazione interiore, così pure l’intero racconto del Cristo ha un’interpretazione esoterica, che può essere trovata solo se studiamo le similitudini con le altre rappresentazioni della stessa grande allegoria.

E afferma che, dal momento in cui comprendiamo le verità universali che la narrazione rivela, essa stessa non ha più importanza.

     Il suo significato è chiaro, descrive il processo che sta davanti ad ogni Cristiano.

     Le persone che studiano in profondità queste tematiche talvolta vengono disturbate dal fatto che vi siano molte strette rassomiglianze tra la leggenda cristiana e quella di altri Soggetti che vennero molto prima del Cristo, ma dobbiamo accettare l’idea di un complessivo plagio degli Scritti Cristiani di autori precedenti, o ancora dobbiamo supporre che tutti loro cerchino di mostrare la stessa grande verità, sebbene ognuno a modo suo.

     Questa interpretazione troverebbe conferma in San Paolo, anche quando dice, nella lettera agli Ebrei: “Dio, che in tempi e modi diversi parlò, nel passato, ai nostri Padri tramite i profeti…”, intendeva dire non i pochi profeti ebrei ma tutti i grandi profeti, i Grandi Istruttori del Mondo.

     Invece i Cristiani sono ossessionati dall’idea che il Cristianesimo sia la sola religione e che le altre siano solo superstizioni pagane.

     Questa è un’attitudine ignorante; la gente religiosa dovrebbe interessarsi a tutte le religioni.

     Capita che noi siamo nati (ma non è un caso, dipende anche dai nostri meriti) in questa razza o paese, dove la religione riconosciuta sia il Cristianesimo. Non è un caso. E’ quello che ci siamo meritati, poiché le migliori opportunità per noi sono in questo ambiente, mentre altre persone meritevoli tanto quanto noi sotto ogni aspetto, vengono alla luce in altri posti che per loro sono l’opportunità di questa incarnazione.

4) Nel tempo dell’Avvento, la Chiesa attende la venuta di Nostro Signore e, durante il Natale, la celebrazione porta non solo la nostra gratitudine per la sua ultima venuta, ma anche per quel che verrà. Poiché Egli è pronto a donare e spargere di nuovo il seme della Sua Parola, il Suo aiuto e le Sue benedizioni. Anche ora sembrerebbe esserci una generale aspettativa per qualche Grande Essere. Stavolta le condizioni sono molto diverse ma coloro che hanno ragione di attenderne l’arrivo dovrebbero prepararne la Via per rendere il Suo cammino più agevole.

     Capisco che per molte persone, cresciute con la convinzione che ci sia una sola religione al mondo, sia difficile o strano pensare ad una seconda venuta del Cristo ma dobbiamo capire che il mondo sta evolvendo rapidamente e che potrebbe essere necessaria una Sua visita per aiutarci nella nostra evoluzione.

     C’è una grande attesa in tutto il mondo per questa nuova venuta: gli Hindù aspettano il Kalki Avatara, i Buddisti il Signore Maitreya. Pure tra i musulmani e gli Zoroastriani c’è la tradizione di questo Grande Essere che deve venire. E, tra i Cristiani, gli Avventisti del Settimo Giorno e altri simili, mentre tra noi abbiamo l’Ordine della Stella d’Oriente, che sta cercando di preparare i suoi membri (ma anche gli “esterni”) alla ormai prossima venuta dell’Istruttore del Mondo. Il bisogno del mondo è certamente grande e c’è un passo in una scrittura, molto più vecchia di tutte le nostre, che afferma: “Quando il male trionfa, io vengo a portare aiuto”.

5) Non dobbiamo scordare che c’è un altro aspetto della venuta del Cristo – è quello nel cuore di ciascuno, ovvero lo sviluppo del principio cristico in noi.

C’è un grande e glorioso mistero in questa affermazione: la meravigliosa e intima relazione tra la Seconda Persona della Santissima Trinità e il Grande Istruttore del Mondo e il legame che li unisce a quel Principio Cristico che sta in ogni uomo e che spesso chiamiamo intuizione. Ma esso ha un significato molto più ampio di questo: vuol dire: “Quella Saggezza che Conosce” ma non tramite il processo della ragione, bensì per “interiore certezza”.

     Tale principio è in ognuno di noi, deve essere risvegliato e man mano che ciò accade, realizziamo cos’è la vera fratellanza tra gli uomini, poiché capiamo quella che è la Paternità di Dio.

     6) Tutte le grandi festività hanno anche un altro aspetto da considerare: esse sono canali speciali di energia, occasioni in cui ha luogo un riversarsi più grande di potere divino – più grande che nell’ordinario, intendo. Questo va visto non come una limitazione dell’Onnipotenza di Dio, ma tenendo in considerazione che in certi momenti talune energie sono più disponibili che in altri, quando i canali sono liberi, e il Natale è uno di questi.

     Uno dei metodi per riversare sulla terra la Sua influenza, è la Santa Comunione.

Ma anche in occasione di Natale, Pasqua, Ascensione e Pentecoste, vi è una straordinaria effusione di forze aiutatrici, ciascuna delle quali proveniente dai piani più alti, con un suo preciso carattere e che porta del bene a tutti i livelli, senza essere sprecata. Per esempio nell’Eucarestia vengono i Grandi Angeli in aiuto e il punto centrale dell’intera Cerimonia, la Consacrazione, è l’azione di Nostro Signore tramite l’Angelo della Presenza.

E quando una persona è nella condizione di amore, devozione, felicità, dai piani più alti, in risposta, ci sarà una effusione di amore e benedizioni commisurata ai suoi sentimenti.

Ci si potrebbe chiedere perché tale generoso riversarsi non accada sempre. Perché non sempre siamo pronti a riceverlo. Dio non ci forza, non è il Suo modo di trattare con noi, non aiuterebbe la nostra evoluzione. Dobbiamo essere aperti, per ricevere la Sua Grazia, senza dimenticare che, in occasione delle grandi festività, mentre su questo piano noi ci prepariamo ad essa, enormi folle di Angeli aiutano a dispensare quella energia. Naturalmente questo vale anche per il Natale o altre occasioni di altre religioni.

7) Infine il Natale è una stagione di gioia, di pace per gli uomini di buona volontà. Questo spirito natalizio è un vero sentimento di fratellanza, che si diffonde in quel giorno. Non dovremmo riservarlo solo al Natale, naturalmente e certamente dovremmo cercare di condividerlo con gli altri, con tutta l’umanità.

La storia dell’avvento dei Magi, così semplicemente raccontata nei Vangeli, parla appunto dei “Magi”, o Uomini Saggi, coloro che oggi chiameremmo studenti del lato nascosto delle cose, e a quell’epoca questo significava anche lo studio dell’astrologia. Questo spiegherebbe il loro interesse per una stella, che poi li guidò alla grotta. Dovevano essere rimasti terribilmente impressionati dal magnetismo che vi percepivano, tanto che lasciarono i loro doni e, sopraffatti da timore reverenziale, se ne andarono.

I loro doni sono sempre stati interpretati dalla Chiesa in senso mistico: l’oro indicava che il Bambino era un Re, l’offerta di incenso denotava la sua provenienza divina e la mirra, essendo una delle spezie usate per la sepoltura, era una specie di presagio, un simbolo della morte che Egli si preparava ad affrontare. Poiché i Magi non erano Ebrei, questa è sempre stata considerata come l’occasione della presentazione di Gesù ai Gentili, a testimonianza che la missione di Gesù non era solo tra la Sua Gente, ma in tutto il mondo.

Prendiamo a cuore la lezione della Stella. Per tutto l’Avvento ci siamo degnamente preparati a celebrare la nascita di Gesù, ora questa festività, che avviene esattamente dodici giorni dopo, ha lo scopo di indicarci come tradurre in azione tutta quella gioia. Come poter condividere tutto ciò con i Fratelli? I tre Magi sono stati i primi predicatori mistici, i primi a lasciare la guida dei loro regni e ad andare nel mondo a testimoniare la nascita del nuovo Re, un Re non di questo mondo di materia, ma dei cuori e delle anime degli uomini. A nessuno di noi è richiesto un tale sacrificio, ma possiamo ugualmente portare “la buona novella” attorno, dedicandovi tutte le nostre energie. Cerchiamo di essere pronti a riconoscerlo, a seguirlo, e offriamogli l’oro del nostro amore, l’incenso della nostra adorazione e la mirra del sacrificio di noi stessi, così la Stella non avrà brillato invano per coloro che avranno saputo riconoscere la Sua venuta.

Il lato nascosto delle festività cristiane

C.W. Leadbeater

 Parte seconda

La Quaresima

La parola Quaresima (“lent”) in inglese significa “primavera”, poiché nell’emisfero nord, dove è nato il Cristianesimo, la Quaresima si osserva necessariamente in quella stagione dell’anno, essendo il tempo della preparazione alla Pasqua, la cui data è determinata dall’Equinozio Invernale.

Essa inizia col mercoledì delle Ceneri, il cui nome curioso deriva da un bizzarro costume medievale, quello di segnare la fronte con la cenere, in quell’occasione, in segno di rincrescimento per i peccati, abitudine derivata dagli antichi ebrei.

Anche ora, nelle chiese di obbedienza romana, i ramoscelli di ulivo benedetti, che sono stati conservati fin dalla domenica delle Palme dell’anno precedente, vengono bruciati nel giorno delle Ceneri e il Sacerdote, immergendo il pollice nella cenere, fa una croce sulla fronte di ciascun fedele prima di iniziare la Messa.

Nella Chiesa Cattolica Liberale non abbiamo adottato questa usanza, non essendo in armonia con la nostra attitudine su questo argomento.

Il fatto di osservare i quaranta giorni di Quaresima era sconosciuto nella Chiesa delle origini. Iniziò con una celebrazione di quaranta ore – non quaranta giorni. È stato calcolato che il Cristo – o meglio il Suo corpo – è rimasto nel Sepolcro all’incirca per quaranta ore e molti seri cristiani pensavano che fosse cosa opportuna e adeguata osservare quel tempo in cui il Corpo di Nostro Signore giaceva nel Sepolcro come un momento di digiuno.

Digiunare allora significava probabilmente una completa astinenza dal cibo, ma quando questa pratica fu estesa ai quaranta giorni, in corrispondenza con quelli del digiuno di Cristo nel deserto, la cosa si fece un po’ diversa e divenne semplicemente astinenza da certi tipi di cibo o dal fare pasti completi.

Ai nostri giorni significa solitamente astensione dal mangiare carne, ma ci sono molte concessioni anche su questo punto.

La Quaresima è considerata come un momento di riflessione interiore e di pentimento per i peccati, ma la Chiesa Cattolica Liberale ha un atteggiamento un po’ diverso e considera questa stagione come un momento di preparazione alla grande Festa Pasquale, poiché sappiamo bene quali siano il potere e l’effetto del pensiero, che sconsigliano di focalizzarsi sui peccati. Si dovrebbe semplicemente invece fare il fermo proposito di non commettere di nuovo quell’errore e passare oltre.

Come disse un grande Maestro: “il solo pentimento apprezzabile è la decisione di non farlo di nuovo”.

Riguardo al digiuno fisico, noi lasciamo i nostri fedeli assolutamente liberi di praticarlo, se lo desiderano, ma non lo raccomandiamo, poiché non ha nessuna virtù in se stesso. L’ascetismo in se stesso non ha nessun valore. La vecchia idea al riguardo, risalente ai tempi pre-cristiani (sebbene io pensi che l’influenza di tale teoria sia giunta al cristianesimo) era che, per sfuggire alla gelosia degli dei per la buona fortuna o felicità degli uomini, e per prevenirne la visita con qualche punizione, onde ricordare loro che esistevano ed erano potenti, bisognasse rendersi infelici con la mortificazione del corpo. Più avanti si pensò che l’astinenza dai piaceri di tutti i tipi piacesse a Dio. Ma, in una Scrittura più antica di tutte le nostre, Dio parlò di “coloro che Mi torturano, mentre dimoro nei loro corpi”, facendoci capire che anche il corpo è parte di Dio e che la sofferenza fine a se stessa inflittagli non Gli piace in alcun modo.

Un’altra teoria dice che autoinfliggendosi delle punizioni si anticipano in qualche modo, e quindi si evitano, quelle a venire.

Tutto questo naturalmente, suona strano a chi ha buon senso.

Viviamo soggetti ad una legge di causa ed effetto e questo significa che, nel giusto corso della natura, ciascuno riceverà in base a quello che avrà dato, nel bene e nel male e che non c’è scampo a questo.

Altra considerazione sul digiuno: nei tempi andati molte persone credevano che astenendosi dal cibo avrebbero ottenuto visioni e poteri spirituali. Sappiamo che le persone che stanno morendo di fame hanno spesso delle visioni di vario tipo. Senza dubbio, quando il corpo fisico viene meno i corpi più sottili prendono il sopravvento e così digiunare fino alle soglie della morte può essere un sistema per sviluppare facoltà elevate, ma è decisamente il modo sbagliato, poiché il possessore di tali facoltà deve essere in perfetta forma fisica per poterne fare uso.

Tutti gli insegnamenti sulla chiaroveggenza che ho ricevuto richiedevano, come pre-requisiti, perfetta salute fisica e perfetto equilibrio e ritengo che coltivare queste doti sia il modo migliore e più sicuro per ottenere facoltà superiori. Mettersi in condizioni di poca salute o patologiche non è la giusta via per ogni vero avanzamento spirituale.

La Chiesa Cattolica Liberale crede che Dio, che ci ha dotati di intelletto e buon senso, si aspetti che li usiamo sia per quanto riguarda la religione che nella vita quotidiana.

Siamo qui per servire Dio, e svolgeremo al meglio il nostro compito solo se diverremo perfetti strumenti nelle Sue mani. Perciò dobbiamo esaminarci attentamente e, una volta individuati i nostri punti deboli, fare il proposito di non ricadervi più.

Tutto questo proprio in preparazione della Pasqua, durante la quale si riversa su di noi la più grande quantità di energia divina, della quale dobbiamo saper fare il miglior uso.

Tutti i riti della Quaresima hanno lo scopo di aiutarci a sanare i nostri difetti. La scelta del colore viola non è casuale, date le qualità di penetrazione e purificazione delle sue vibrazioni.

Nei primordi tutto l’edificio era ornato con il colore del periodo, non solo l’altare e gli officianti. L’idea era che in un’atmosfera permeata di luce viola questo lavoro di purificazione poteva essere in qualche modo facilitato.

Tutto questo ha una sua scientificità, se lo comprendiamo, ma il significato di questo rituale è stato dimenticato e queste pratiche vengono considerate come una sorta di decreto della Chiesa. Pochi sanno o si preoccupano di sapere perché è stato ordinato di fare così.

Simbolicamente questo periodo indica il quarto dei grandi stadi dello sviluppo umano, essendo la Quaresima parte della preparazione per la giusta celebrazione di quella grande iniziazione che è la Pasqua.

La Settimana Santa

I nostri fratelli cristiani fanno di questo periodo di Passione e Resurrezione la rievocazione delle terribili sofferenze fisiche del Cristo, indugiando in macabri dettagli, così da indurre nei fedeli sentimenti di pietà, devozione e gratitudine verso Colui che ha sofferto tutto questo per noi. Noi sappiamo, tramite le indagini chiaroveggenti, che questi eventi non sono storici, non sono mai accaduti, poiché il discepolo Gesù è morto per lapidazione.

Questa splendida allegoria, dalla passione alla resurrezione, è il simbolo di quello che accade alla quarta delle grandi iniziazioni, quella dell’Arhat. E noi dovremmo considerarla come i nostri soldati guardavano all’orrore della Grande Guerra: è difficile per noi immaginare per quali spaventose prove essi siano passati, ma le affrontarono come parte del loro dovere, in vista della pace e della libertà che ne sarebbero scaturite.

In questo modo la Passione di Cristo può essere contemplata in previsione di ciò che aspetta tutti noi e che ci porterà gloria, splendore e il potere di aiutare, la forza di promuovere e favorire l’evoluzione.

Consideriamo ora alcuni momenti fondamentali della Settimana Santa: la parola Maundy Thursday (giovedì santo) è la corruzione del latino mandatum, che significa “comandamento” e si riferisce anche alla disposizione data per la prima volta in quel giorno: “Fate questo in memoria di me”.

Secondo i Vangeli, nella notte fra il giovedì e il venerdì santo accaddero molti eventi: la visita al giardino del Getsemani, il tradimento effettivo, la chiamata in giudizio davanti al Sinedrio, davanti a Pilato e davanti ad Erode e la condanna finale.

Naturalmente, come prova storica di veri accadimenti è manifestamente impossibile, ma non dobbiamo dimenticare che era un altro lo scopo di chi scrisse questa storia. Essa rappresenta le scene di un dramma misterico e indica quelle grandi iniziazioni che sono pietre miliari nel viaggio dell’anima umana.

Questi eventi simbolizzano la quarta iniziazione, e ne possiamo vedere gli elementi essenziali: il candidato si trova sempre a passare da una fase di trionfo e di riconoscimento, che utilizza per insegnare e aiutare gli altri, la qual cosa suscita invidia, odio e violenta opposizione e, tra coloro che egli ha beneficiato, si trova sempre qualcuno che lo tradirà. E’ allora il momento dell’infamia e dell’onta, della vendetta dei suoi persecutori.

E’ quel passaggio che Madame Blavatsky, ne La Dottrina Segreta, definisce frutto della terribile legge occulta, e afferma: “Colui che non ha cuore di leone per disprezzarne l’indignazione e animo di colomba per perdonare i poveri pazzi ignoranti, è meglio che rinunci alla Scienza Sacra”.

Poi viene il periodo della pace e dell’oscurità e, se il candidato ha superato la prova, ottiene la resurrezione a un mondo più elevato, a una vita più nobile.

Per tornare al Giovedì Santo, la Chiesa Cattolica Liberale non perpetua la cerimonia della lavanda dei piedi, preferisce mettere l’accento sulla istituzione dell’Eucarestia, che porta in solenne processione, lasciando poi alcune ostie consacrate a disposizione dei malati, in sacrestia o fuori dalla chiesa.

Nel giorno di Venerdì Santo, i sacerdoti hanno l’occasione per spiegare la quarta ed ultima delle iniziazioni umane, poiché la quinta, quella dell’Asekha, che significa: “l’uomo che non ha più niente da imparare” (questo riguardo alla nostra catena planetaria), è simboleggiata dall’Ascensione e dalla discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste e porta l’uomo fuori dalla sfera dell’umanità, facendone un superuomo.

E’ un giorno in cui i sacerdoti debbono parlare della necessità dell’autosacrificio, nella vita religiosa e della conquista della natura superiore su quella inferiore. E’ quello che significa la frase evangelica: “Prendi la tua croce e seguimi, se vorrai essere mio discepolo”, ovvero cerca di sottomettere la tua natura più bassa.

Una domanda che viene spesso posta è perché ci debbano essere, nella quarta iniziazione, tante difficoltà e sofferenze. Dobbiamo considerare che l’uomo che si prepara a lasciare il piano dei suoi simili per passare ad un livello più elevato, deve chiudere tutti i suoi conti con il karma, quei debiti che sono il risultato delle sue azioni. Una certa parte di essi rimane fino alla fine della sua “carriera” umana e, con la supervisione di coloro che presidono alla sua evoluzione e possono decidere se rallentare o affrettare questo pagamento, ma non possono emendarlo, egli smaltirà le sue pendenze.

Gli antichi riti del Sabato Santo sono bizzarri e complicati e molti di loro hanno origine molto prima dell’era cristiana, come per esempio il procurarsi il fuoco nuovo, che risale ai primordi dello Zoroastrismo.

Nei tempi antichi i fedeli trascorrevano la notte del Sabato Santo in preghiera e attesa per poi celebrare, all’alba, la Resurrezione. Ma durante il Medioevo si sentì la necessità di anticipare gli eventi liturgici e ora la Chiesa Romana celebra la messa di resurrezione a mezzanotte. Nella Chiesa Cattolica Liberale invece siamo tornati all’antico e celebriamo la Messa di resurrezione la domenica mattina.

La Pasqua

Le feste della Chiesa si dividono in varie classi, secondo la loro importanza. Come ho già spiegato, tutte quelle più rilevanti hanno “un’ottava”, ovvero vengono celebrate durante tutta la settimana e l’ottavo giorno è praticamente una ripetizione della festa. La Pasqua è la più grande di tutte, tanto che dura perfino di più, quaranta giorni, fino all’Ascensione.

Tutta la simbologia della nostra evoluzione è centrata sulla sua fonte ed origine, la Deità Solare, che nella filosofia greca era chiamata “Logos”.

E’ pur vero che l’uomo non può comprendere Dio, ma possiamo farcene un’idea intelligente, se riconosciamo che Egli ha varie manifestazioni. Dell’Assoluto, dell’Infinito, dell’Omnipervadente, al nostro stato presente non sappiamo niente, eccetto che Egli è, perché ogni definizione risulta limitante e poco accurata. Ma in Lui vi sono innumerevoli universi e in ciascun universo milioni di sistemi solari.

Ciascun sistema solare è l’espressione di un potente Essere che noi chiamiamo Deità Solare, Logos, la Parola o espressione di quel Dio infinito. Questa Deità Solare è, per il suo sistema, tutto quello che per gli uomini ha significato di deità. Egli lo permea, non c’è niente in cui Egli non sia. E noi, che siamo in detto sistema, siamo scintille del suo fuoco divino, frammenti in evoluzione della sua vita che a lui ritorneranno. Egli ci indica il cammino da percorrere, per diventare come lui.

Tutte le antiche religioni ne hanno raccolto il messaggio, intessendolo di bellissimi simboli, come ha fatto la Chiesa Cristiana, che li dispone lungo tutto il corso dell’anno liturgico.

Per tornare alla Pasqua, essa non è solo la commemorazione di qualcosa che è accaduto nel lontano passato, è un vero giorno di celebrazioni e di ringraziamenti per la vittoria dell’uomo su ciò che è più basso, meno evoluto.

In ognuno di noi c’è la scintilla divina. Il Cristo ha detto: “Siamo tutti dei, tutti figli dell’Altissimo”. In ognuno di noi quella scintilla divina è il vero uomo ed essa Lo esprime nei piani inferiori nell’animo umano.

Nella Sua Resurrezione c’è il presagio della nostra. Dato che il Logos stesso si è calato nella materia, ha trionfato e si è elevato da essa e il Cristo, il grande Istruttore del Mondo, è pure passato attraverso questa esperienza, sarà certamente così per ognuno di noi e, quando verrà il tempo di tollerare quella sofferenza e quella crocifissione, saremo guidati verso la più alta gloria della Resurrezione e il trionfo finale.

L’Iniziato conosce ciò in cui crede e la materia non lo soggiogherà più, poiché egli ha imparato che tutto, materia e spirito, sono egualmente parte di Dio ed egualmente incluse nel piano divino che ci porta verso la gloriosa vittoria e la vittoria è diventare uno con Lui, che è Tutto nel Tutto.

Noi possiamo considerare o meno l’allegoria della Bibbia che ci viene letta a Pasqua come rappresentante di un accadimento storico, del piano fisico; i nostri fedeli sono liberi di crederci o meno, ma la maggior parte di noi ritiene che incarni in forma simbolica una grande e potente verità. La Pasqua per noi è una festa gloriosa e, come a Natale ci si fanno gli auguri, i primi cristiani che si incontravano a Pasqua si dicevano l’un l’altro: “Il Signore è risorto” e la risposta era: “E’ davvero risorto”.

Ma non da un sepolcro sulla terra, bensì dalla tomba della materia, è risorto per noi tutti e della sua vittoria, della gioia del suo trionfo, noi tutti con Lui esultiamo.

 Traduzione Patrizia Calvi

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