L’Occultismo rivisitato

Considerazioni sulle tappe del “processo” di intuizione

ed esternazione di idee innovative

 Di: William Esposito

 

“Scienza per tutti ma…

interamente per chi la conquista”.

Giuliano Kremmerz1

Nell’articolo di H. P. Blavatsky comparso sul Lucifer nel maggio del 1888 dal titolo “L’Occultismo contro le arti occulte”2, la Teosofia viene identificata col vero Occultismo, noto in Oriente come Âtma Vidyâ: “Conoscenza dell’Anima” o vera Saggezza.

Tale forma di Occultismo andrebbe nettamente distinta dalle cosiddette “arti occulte”, fra le quali H. P. Blavatsky annovera la magia e la stregoneria, pratiche traducibili col sanscrito Maha Vidya. Stando all’Autrice Âtma Vidyâ “è la sola specie di Occultismo che un teosofo che apprezza la ‘Luce sul Sentiero’ e che desidera diventare saggio ed altruista, dovrebbe tentare di raggiungere”. Tutto il resto costituirebbe delle ramificazioni delle “arti occulte”.

In accordo con l’accezione enunciata dalla fondatrice del movimento teosofico moderno, la quale ne ha delineato soprattutto le implicazioni etiche, si vengono qui ad esprimere alcune brevi personali considerazioni sull’argomento, principalmente in relazione al “processo” di intuizione ed esternazione di idee innovatrici e creative3.

Conformemente all’espressione sanscrita Âtma Vidyâ, l’Occultismo afferma la libertà di pensiero e di ricerca. Riconosce il ruolo dell’intuizione nel concepimento di idee nuove da parte di “mediatori” predisposti ad accoglierle. Tutela l’incubazione e la crescita di nuove concezioni confinandole al dominio di chi ne possiede la chiave per interpretarle, proteggendole dall’oscurantismo religioso, scientifico e ideologico e dalla squalifica della massificazione.

Occultismo, pertanto, equivale a conquista, a spazio riservato a chi ne ha diritto di accesso.

È un diritto, più che un privilegio. È condizione propedeutica alle fasi successive della codificazione e della condivisione e, in certi casi, della verifica scientifica.

Occultismo non equivale a segreto, nel senso di codice riservato ad eletti, ma è riservatezza che ha a cuore non solo la tutela di un dato “bene” allo stato nascente, ma anche e soprattutto il suo potenziale fruitore, affinché non lo colga impreparato. Solo così quest’ultimo potrà beneficiare dei frutti del proprio “allenamento”: imparerà a non sperperarne il valore e a non incorrere in potenziali pericoli.

Occultismo non è fascino per l’irrazionale fine a se stesso. Stranamente, per alcuni, quando l’irrazionale viene svelato nelle sue leggi e diviene bene comune nelle sue applicazioni, perde fascino. L’Occultismo vero ha in sé il germe del proprio svelamento, se vuole essere al servizio del Bene e non delle cosiddette “arti occulte”.

Il sapere diventa bene comune, acquisisce cioè valore, quando è condivisibile. Il linguaggio condiviso è mezzo di scambio che consente la trasmissione del sapere. Linguaggi relativi a forme di sapere strettamente autoreferenziate gratificano bisogni individuali o corporativistici e non collettivi.

La condivisione non coincide con la divulgazione e non implica necessariamente largo consenso, poiché chi non padroneggia un certo linguaggio non può avere la chiave di accesso a un determinato sapere. Inoltre possono esservi punti di vista diversi su uno stesso soggetto, specie quando esso si presta ad essere illuminato da più angolazioni; circostanza, questa, fortunatamente molto frequente.

Le idee nuove richiedono pertanto lo sforzo, da parte di chi ha avuto il privilegio di concepirle, di adattarle al linguaggio condiviso, senza il quale l’innesto della gemma dell’idea innovativa sul tronco del sapere comune – inteso come patrimonio dell’umanità – avvizzisce, connotandosi come forma di sterile (e in certi casi, folle) autoriferimento.

Ma l’Occultismo è soprattutto azione nella contemplazione, attesa, silenzio.

Quando è attività nelle relazioni, essa è improntata alla maieutica.

Occultismo, infine, è stupore e rispetto per il Mistero della vita e fede nella sostanziale bontà e giustezza delle sue Leggi, per quanto ineffabili.

Note:

1.    Introduzione alla Scienza Ermetica, Edizioni Mediterranee, Roma, 1981, pag. 38.

2.     In: H.P. Blavatsky, Raja Yoga o Occultismo, Casa Editrice Astrolabio, Roma, 1981, pagg. 42-53.

3.     Sulla fenomenologia dei processi intuitivi, con una particolare sottolineatura delle differenze che intercorrono tra “false” e “genuine” ispirazioni: cfr.: R. Assagioli (1973). Ed. it.: L’Atto di Volontà, Casa Editrice Astrolabio, Roma, 1977, pagg. 117-118 e 167-170.

 William Esposito è il Presidente del Gruppo Teosofico "Veritas" di Forlì

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