La minaccia della Conoscenza

Di: Radha Burnier, attuale presidente mondiale della S.T.

         Il tempo ci mostra sempre più chiaramente e con sempre maggior urgenza che il possesso della conoscenza non è sempre una fortuna. La conoscenza è potere e il potere corrompe la mente. Il recente, scioccante attacco agli Stati Uniti, è una prova ancor più convincente che la conoscenza – tecnica, scientifica o di altro genere – posta in mani indegne o malvage, può essere una minaccia al mondo intero. Come poche scintille o una piccola fiamma, alimentate dal vento, possono causare grandi distruzioni, così pure persone stolte o piene di odio, armate di conoscenze e capacità progredite, hanno il potere di causare un danno inimmaginabile sia alla terra che al progresso dell’umanità.

         Rimane il fatto, comunque, che l’espansione della conoscenza e la sua trasmissione a un enorme numero di persone non si può fermare. Più gente riceve un’educazione, cosa che non era possibile in tempi remoti ma che lo è ora, più persone – inclusi giovani immaturi, persone con tendenze criminali o mentalmente disturbate – avranno libero accesso alla conoscenza. Ai nostri giorni la conoscenza non viene affidata a pochi eletti, a piccoli gradi, attraverso un lento processo comunicativo; essa viene trasmessa a un gran numero di persone, in quantità non assimilabili e in una maniera non integrata e che distorce la mente.

         “E’ auspicabile o meno, una estensione della conoscenza?” chiede Annie Besant nel suo articolo, molto istruttivo, sull’occultismo, ristampato in questo numero di “The Theosophist”. La sua risposta è: “Se la conoscenza si pone al servizio dell’umanità, si; se serve unicamente ad aumentare le umane sofferenze, no”. Ma poiché né il progredire delle conoscenze, né la diffusione delle informazioni può essere cambiata, come può il mondo essere sicuro?

         Il pericolo non viene solo dai terroristi e dai loro atti scellerati. Peggiori minacce ci vengono da accademici e scienziati presuntuosi, che bramano di superare o distruggere la Natura con le loro grottesche creazioni. Nuovi tipi di germi resistenti, nuove malattie, cervelli modificati geneticamente o chirurgicamente, un Frankenstein in molte fogge e colori può derivare da un eccesso di conoscenza. Che cosa possiamo fare?

         I risultati degli studi e delle ricerche nel campo di quella che è normalmente conosciuta come scienza, pongono tanti di quei problemi da indurre l’umanità a fermarsi a ripensare tutto daccapo, se minimamente è incline a riflettere e non a lasciarsi sopraffare dalle proprie macchinazioni. Ci viene riferito di nazioni che pasticciano nelle “scienze occulte” come la telepatia e il controllo della mente, così da schiacciare i propri nemici. La minaccia che la loro conoscenza pone – se mai otterranno un qualche successo in questa direzione – è incalcolabile. La mitologia ci offre qualche indicazione su una tale situazione. Nel “Ramayana”, il grande avversario di Rama, la divina incarnazione, possedeva poteri magici in virtù della severa disciplina che aveva intrapreso e divenne necessario un intervento celeste per distruggere il suo potere. Tutti coloro che acquisiscono il potere tramite la conoscenza devono darsi una disciplina in un modo o nell’altro, così da progredire nel proprio settore. Ma coloro che hanno poteri superfisici devono, come dice la dottoressa Besant “indossare la corazza della purezza e l’elmo dell’altruismo”. Le loro motivazioni devono essere indiscutibilmente altruistiche, altrimenti andranno a far parte delle orde del maligno.

         Da questo punto di vista la società umana ha fallito, esultando nell’illusorio progresso fatto all’incirca nell’ultimo secolo e identificando il progresso con l’aumento delle conoscenze e la loro diffusione alle masse. Nessuno ha pensato alla qualità della mente che userà questo sapere, sempre più potente, come un giocattolo. Paradossalmente la società ha adottato la parola d’ordine della scienza e si vanta di essere priva di valori. Sono stati creati prodotti chimici mortali, sono stati profanati ambienti naturali, sfruttati animali e oppressa gente indifesa, senza pensare se era giusto o sbagliato. In una società senza valori tutto è permesso.

         Che cosa faremo, visto che stiamo prendendo coscienza della minaccia di terroristi e altre persone totalmente irresponsabili, seppur tecnicamente abili, che si fanno giustizia da sole? Questo è un problema cruciale del nostro tempo e non possiamo permetterci di ignorarlo.

Trovare la giusta risposta

        Come riportato nell’ultimo numero di “The Theosophist”, dove si parlava dell’Ananda College” di Colombo, fondato dal Colonnello Olcott, la sua memoria è ancora molto viva nello Sri Lanka, così come lo è quella di Annie Besant in India. Un influsso così prolungato da parte loro è dovuto in larga misura alla loro capacità di presentare la vitale rilevanza degli insegnamenti e delle prospettive teosofiche sui dubbi e problemi contemporanei.

Essi sentivano istintivamente l’energia della gente. Chi li conosceva e li ascoltava sperimentava una più alta dimensione interiore, come ci fa capire il tributo ad Annie Besant di Mr. B. Sanjiva Rao, un suo collega più giovane (vedi pag. 16).

In tempi più recenti il nostro approccio al pubblico probabilmente è mancato di quell’ispirazione che caratterizzava le parole di coloro che trascurarono se stessi per dedicarsi totalmente all’affrancamento dell’umanità. I nostri discorsi sono talvolta considerati troppo astratti e lontani dal contesto attuale. Comunque dobbiamo considerare – senza adottare quelle soluzioni concrete che generalmente sono le preferite e che frequentemente generano nuovi problemi - che la luce degli insegnamenti di saggezza può essere proiettata sui gravi problemi dei giorni nostri. Come ebbe a dichiarare un Adepto, la Sapienza Antica è sia profonda che pratica. Olcott e Besant sapevano convincere coloro che li ascoltavano riguardo a questo e così dobbiamo fare noi.

Le umane manchevolezze, i dubbi, le sofferenze, sono soggetti a continuo cambiamento. I bisogni e i pericoli del giorno d’oggi non sono quelli della gente che ascoltava Buddha, Gesù, Olcott o Besant. Oltre agli enormi cambiamenti esteriori che hanno avuto luogo, nell’intimo della psiche umana sono affiorati nuove paure e contrasti. Essi devono essere capiti e spiegati. Nel secolo scorso, in India, Sri Lanka ed altri luoghi, è stato necessario risvegliare le persone per renderle consapevoli del valore della loro particolare tradizione religiosa ed eredità nazionale. Al giorno d’oggi il bisogno più rilevante potrebbe essere quello di sottolineare l’urgenza di riconoscere noi stessi come cittadini del mondo, i cui destini sono irrimediabilmente interconnessi.

Al disastro ordito dai terroristi negli Stati Uniti si può replicare sia sentendolo come una umiliazione e calamità nazionale che richiede un potente gesto di ritorsione, che come la chiamata ad un impegno di tutti nel mondo intero per abolire non solo il terrorismo ma tutte le altre barbariche forme di violenza e sfruttamento, come l’uso della tortura, che è praticata su larga scala dappertutto; l’immorale lavoro di donne e bambini e lo sfruttamento impietoso dei prodotti e delle vite degli animali.

Quale di queste alternative servirà a migliorare l’umanità come un tutto e per un tempo prolungato? Il male può fungere da incentivo per il bene. L’umanità è costantemente di fronte a delle scelte e quando si fallisce nel prendere la giusta via, la storia si ripete con più forte intensità. Più presto andiamo verso l’unità e la pace meno sofferenza ci sarà per tutti coloro che abitano questa terra meravigliosa.

Da “The Theosophist”, ottobre 2001, pagg. 3 – 5. Traduzione di Patrizia Moschin Calvi.

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